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  • MATERA: UN DISARMANTE INTRECCIO DI BELLEZZA PIENO DI CONTRASTI

    MATERA: UN DISARMANTE INTRECCIO DI BELLEZZA PIENO DI CONTRASTI

    MATERA: UN DISARMANTE INTRECCIO DI BELLEZZA PIENO DI CONTRASTI.

    I Sassi di Matera (Matera, Basilicata, Italia), unici nel loro genere, sono patrimonio mondiale dell’UNESCO e la cittá é il regno dei contrasti, un disarmante inno alla bellezza, groviglio inimitabile di case-grotta, sfarzosi palazzi barocchi, stupende chiese rupestri. Intorno i paesaggi biblici della Murgia e borghi ricchi di storia.

    “Arrivai a una strada, che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case, e dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio é Matera. La forma di quel burrone era strana; come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso in un apice comune, dove si vedeva, di lassú una chiesa bianca, Santa Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi. Hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l’Inferno di Dante, in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto. Alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obliquo, tutta Matera. É davvero una cittá bellissima, pittoresca e impressionante.”

    Cosí l’intellettuale antifascista Carlo Levi, che in Basilicata trascorse il suo periodo di confino fra il 1935 e il 1936, descrive Matera (link: goo.gl/maps) nel suo “Cristo si é fermato a Eboli” (1945), quella Cittá dei Sassi che con la sua bellezza disarmante, unica nel suo genere, ha ispirato centinaia di pagine come queste di scrittori e poeti sbalorditi di fronte al groviglio di gradinate e vicoletti, chiese e campanili, archi, ballatoi, orti e terrazze, case ammassate le une sulle altre e aggrappate a profondi anfratti, sfarzosi palazzi signorili e grotte che le donano un fascino arcano dalle mille sfumature.

    Centinaia di grotte, spesso condivise anche con animali, utilizzate come abitazioni fino agli anni Cinquanta e oltre (una legge nazionale ne ordinó, infatti, lo sgombero degli occupanti per ragioni igienico-sanitarie), ma la maggior parte delle quali oggi restaurate ed alcune anche visitabili.

    Un meraviglioso intreccio denso di contrasti dunque. É tutto questo Matera, Matera la bell, l’inimitabile, l’unica.

    É la cittá di quei Sassi dichiarati Patrimonio dell’umanitá dall’UNESCO nel 1993 e ormai uno dei simboli del Belpaese piú suggestivi e conosciuti nel mondo.

    Una cittá dura, soprattutto se si pensa alle condizioni in cui i contadini hanno vissuto per secoli nelle case-grotta di cui brulicano i Sassi, ma allo stesso tempo tripudio assoluto di bellezza, arte, architettura dove l’arcaico si mescola al moderno, e l’essenziale allo sfarzo architettonico.

    Intorno i paesaggi della Murgia, brulli e arsi dal sole come pochi, pregni di silenzi e densi di una spiritualitá che riconcilia con se stessi e la natura.

    Forse proprio per questo scelti da grandi cineasti per ambientare i loro film (link: www.wikipedia.org) alla ricerca di atmosfere mistiche e orientaleggianti, che hanno trovato in Matera e i suoi paesaggi i luoghi perfetti per ricostruire le ambientazioni dell’antica Galilea, e non solo. Quasi come se i profondi burroni della gravina in cui improvvisamente precipita l’altopiano murgico e sulle cui pendici sorge la cittá, aprissero profondi squarci anche nell’animo umano.

    Posti solitari e sicuri tra profonde fenditure carsiche, eletti fin dal Paleolitico come luogo ideale per trovare rifugio. Moltissime sono infatti, sul versante opposto della gravina su cui sorge Matera le grotte scavate dall’uomo e utilizzate nei secoli prima come abitazioni e poi, a partire dal VI secolo, come insediamenti monacali e luoghi di culto per i seguaci di monaci provenienti da Oriente.

    Siamo sul versante del Belvedere di Murgia Timone in fondo al quale scorre il torrente la Gravina e da cui si gode una vista d’insieme sulla cittá, adagiata sui due anfiteatri naturali del Sasso Caveoso e del Sasso Barisano con al centro lo sperone della Civita, il nucleo piú antico dell’abitato, che toglie davvero il respiro.

    Un groviglio di case punteggiate dalle sagome slanciate di chiese e campanili sotto le quali brulica una cittá sotterranea fatta di cunicoli, cisterne per la raccolta delle acque e chiese rupestri splendidamente affrescate con capolavori di pittura parietale rupestre di ispirazione latina e bizantina.

    Matera cittá dell’uomo. La Cittá dei Sassi é considerata fra le piú antiche del mondo, autentico museo a cielo aperto della straordinaria avventura umana dall’Etá della pietra ai giorni nostri, documentata da resti che testimoniano una presenza umana su questo territorio che non conosce discontinuitá temporali e che sa rinnovarsi per essere al passo coi tempi, sempre!

    +info su Matera
    (link: www.basilicataturistica.it)
    (link: goo.gl/maps)

    ispirato da una brochure di APT Basilicata
    (link: www.basilicataturistica.it)

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    (link: www.pixabay.com)

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  • SALENTO: IL SOLE, LA CAMPAGNA TRA DUE MARI, IL VENTO

    SALENTO: IL SOLE, LA CAMPAGNA TRA DUE MARI, IL VENTO

    SALENTO: IL SOLE, LA CAMPAGNA TRA DUE MARI, IL VENTO.

    In Italia é conosciuto come “il tacco dello stivale”. Il Salento é la parte piú a sud della Puglia. Un luogo dove la cultura, l’enogastronomia, l’arte, il mare e le tradizioni si mescolano offrendo un incantevole sogno a tutti i suoi visitatori.

    Immergetevi in questo sogno attraversando piccoli borghi e paesaggi naturalistici mozzafiato, incontrerete attivitá agricole ed enogastronomiche dove degustare olio extra vergine di oliva, vino e specialitá locali prelibate. É la Puglia autentica.

    Sembrano fatti per confondervi le idee i cartelli stradali del Salento (link: goo.gl/maps ). Sono tanti, troppi e indicano tutti qualcosa e il suo contrario. E la cosa incredibile è che in fondo hanno sempre ragione loro.

    Quindi se siete in macchina e avete deciso di scorrazzare qua e là tra le miriadi di paesini che costellano questa terra pianeggiante sospesa nel tempo, prendetevela con comodo. Anzi, provate a lasciarvi andare e seguire l’istinto.

    Scoprirete il vero fascino del Salento segreto, al di là della pizzica e dei fondali cristallini.

    Scoprirete che quello che veramente lo rende un luogo magico è il fatto di essere ancora profondamente selvaggio, vuoi per l’incuria dell’uomo, vuoi per la volontà del suo popolo di lasciare la propria terra libera di essere ciò che è, se stessa.

    +info sul Salento
    (link: www.viaggiareinpuglia.it)
    (link: goo.gl/maps)

    testo tratto e ispirato da
    (link: www.viaggiareinpuglia.it)
    (link: www.thetripmag.com)

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  • ABRIOLA: SU UN CUCUZZOLO TRA BOSCHI, GOLE ROCCIOSE E CANDIDE LANDE

    ABRIOLA: SU UN CUCUZZOLO TRA BOSCHI, GOLE ROCCIOSE E CANDIDE LANDE

    ABRIOLA: SU UN CUCUZZOLO TRA BOSCHI, GOLE ROCCIOSE E CANDIDE LANDE.

    Abriola (Potenza, Basilicata, Italia) é un borghetto arroccato su un cucuzzolo che sfiora i mille metri, immerso in un contesto paesaggistico davvero impattante.

    Abriola si trova in Basilicata, nell’Alta Val d’Agri (link: goo.gl/maps).

    In primavera ed estate é il luogo ideale per passeggiate a piedi, in bicicletta o a cavallo. In autunno si tinge delle mille tonalitá di rossi, gialli, marroni ed aranci con sottoboschi ricchissimi di funghi e tartufi, oltre che di gustose castagne. In inverno si trasforma in un autentico paradiso per gli amanti dello sci.

    Infatti, nelle candide lande a valle delle grandi vette, si praticano anche sci di fondo e ciaspolate in luoghi inviolati.

    Tra boschi e gole rocciose, il borgo spicca come un’antica roccaforte araba di cui rimangono segni nei resti delle mura di cinta e di una torre quadrangolare.

    Qui il giorno di San Valentino si celebra una suggestiva festa dove viene acceso un grande faló propiziatorio.

    Il centro abitato ospita la chiesa di Santa Maria Maggiore, il cui nucleo originario, anche se nei secoli rimaneggiato, risale al XIII secolo e presenta all’interno diverse opere d’arte tra cui tele del Pietrafesa e di Giovanni Todisco, il piú importante dei pittori rinascimentali lucani, che proprio qui ebbe i suoi natali.

    Interessante anche la chiesetta dell’Annunziata, fondata nel tardo Medioevo e decorata all’interno con dipinti seicenteschi intorno ai quali sono visibili anche tracce di precedenti affreschi.

    A un paio di chilometri dall’abitato, raggiungibile percorrendo a piedi una ripida e panoramica stradina sulle pendici del Monte Pierfaone, il santuario della Madonna di Monteforte, fondato nell’XI secolo e affrescato con bellissimi dipinti duecenteschi e cinquecenteschi, attribuiti, questi ultimi, a Giovanni Todisco.

    Il Santuario di Monteforte, immerso nei silenzi dei boschi rappresenta uno dei piú frequentati luoghi mistici di questa parte della Basilicata e fa coppia col santuario del Montesaraceno, nei cui pressi si trova anche, fra gole rocciose, la Grotta dell’eremita, in posizione panoramica sulle montagne e i boschi che circondano la vicina Calvello, un altro borgo da scoprire.

    +info su Abriola
    (link: www.basilicataturistica.it)
    (link: goo.gl/maps)

    ispirato da una brochure di APT Basilicata
    (link: www.basilicataturistica.it)

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    Domenica Maiorino
    (link: www.facebook.com)
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  • LE AREE NATURALI PROTETTE DELLA BASILICATA

    LE AREE NATURALI PROTETTE DELLA BASILICATA

    LE AREE NATURALI PROTETTE DELLA BASILICATA.

    Le aree naturali protette della Basilicata occupano circa il 30% dell’intera superficie regionale.

    In particolare la Basilicata si colloca al secondo posto in Italia per percentuale di superficie protetta, caratterizzata dalla presenza di:

    • 2 parchi nazionali
    • 2 parchi regionali
    • 8 riserve naturali statali
    • 8 aree naturali protette regionali

    I parchi e le riserve naturali, le oasi faunistiche, le aree protette che caratterizzano il paesaggio lucano rappresentano un suggestivo intreccio di natura e cultura. Nel loro interno, infatti, sono conservati e custoditi non solo specie faunistiche e floristiche rare, ma anche i valori storici e culturali della regione.

    Parchi e Riserve Naturali in Basilicata.

    [MATERA]

    [POTENZA]

    tratto da Basilicata Turistica (link: www.basilicataturistica.it)

    photo credits
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  • LE AREE NATURALI PROTETTE DELLA PUGLIA

    LE AREE NATURALI PROTETTE DELLA PUGLIA

    LE AREE NATURALI PROTETTE DELLA PUGLIA.

    Il 13,8% del territorio regionale pugliese è interessato da aree naturali protette.

    In particolare la Puglia è caratterizzata dalla presenza di:

    • 2 parchi nazionali
    • 3 aree marine protette
    • 16 riserve statali
    • 18 aree protette regionali

    Questi numeri fanno della Puglia un territorio straordinario con una biodiversità pressoché unica e con una posizione biogeografica che la rende un ponte naturale tra l’Europa e l’Oriente Mediterraneo.

    Sul totale delle quasi 6.000 specie vegetali note in Italia, ben 2.500 (oltre il 41%) sono presenti in Puglia, che tra l’altro ospita dieci diverse specie di querce. Mentre sono 47 gli habitat naturali presenti, su un totale dei 142 censiti in Europa.

    Parchi e Riserve Naturali in Puglia.

    [BARI]

    [BARLETTA-ANDRIA-TRANI]

    [BRINDISI]

    [FOGGIA]

    [LECCE]

    [TARANTO]

    tratto da Paesaggio Puglia (link: www.paesaggiopuglia.it)

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    (link: www.pixabay.com)

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  • LA DIETA MEDITERRANEA E LA BIODIVERSITA’

    LA DIETA MEDITERRANEA E LA BIODIVERSITA’

    LA DIETA MEDITERRANEA E LA BIODIVERSITA’

    Consumare vari tipi di frutta e ortaggi arricchisce la nostra dieta di sostanze essenziali e biologicamente attive capaci di prevenire numerose patologie.

    neu nuovo e utile

    é una news di www.biodiversitapuglia.it

     Ancel Benjamin Keys, il biologo statunitense che scoprì i benefici della dieta mediterranea, nel 1993 segnalò che «la Dieta Mediterranea è principalmente vegetariana, cioè: pasta in varie forme, foglie condite con olio di oliva, verdura di stagione di tutti i tipi, spesso anche formaggio, ed ogni pasto termina con frutta e viene frequentemente integrato con vino».

     E aggiunse: «Io dico “foglie”. (…) tutti i tipi di foglie sono una parte importante della dieta di ogni giorno. Vi sono molti tipi di lattuga, spinaci, bietole, portulaca (…), indivia e rape».

      Ancel Benjamin Keys sottolineava così l’importanza della biodiversità anche nel piatto.

     Consumare vari tipi di frutta e ortaggi arricchisce la nostra dieta di sostanze essenziali e biologicamente attive capaci di prevenire numerose patologie.

     Completa il nostro fabbisogno di nutrienti.

     Arricchisce di colori e storie il nostro menù.

     Preserva dall’estinzione i prodotti della nostra terra.

     Ci migliora.

    Scritto da Pietro Santamaria per il progetto Biodiverso;
    (link: www.biodiversitapuglia.it)

    neu nuovo e utile
    La principale finalità del progetto integrato BiodiverSO è quella di contribuire a raggiungere una significativa riduzione del tasso attuale di erosione della biodiversità delle specie orticole pugliesi.

    Puoi leggere tutte le news, le informazioni e le ricerche del progetto Biodiverso – Biodiversità delle specie orticole della Puglia.
    (link: www.biodiversitapuglia.it)

    É un progetto di ATS “RETE PER LA BIODIVERSITÀ DELLE SPECIE ORTICOLE IN PUGLIA” “BIODIVERSO
    (link: www.biodiversitapuglia.it)

    foto  
    (link: www.dispensadeitipici.it)

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  • IL PARCO NAZIONALE DELL’ALTA MURGIA

    IL PARCO NAZIONALE DELL’ALTA MURGIA

    IL PARCO NAZIONALE DELL’ALTA MURGIA.

    Il contesto geografico é quello della Murgia di Nord-Ovest o Murgia Alta, in Puglia, a cavallo delle province di Bari e BAT, un imponente blocco calcareo, oggi fortemente carsificato, che, a partire da 70 milioni di anni fa, é emerso e si é modificato, conservando sempre un alone di fascino e unicitá, sino ai giorni nostri.

     Una porzione di questa grande area é rappresentata dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Il Parco é stato istituito il 10 marzo 2004 a seguito dell’adozione di un apposito D.P.R. e abbraccia i territori afferenti ai comuni di Altamura, Andria, Bitonto, Cassano delle Murge, Corato, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo in Colle, Spinazzola, Toritto, per un’area complessiva pari a 68 mila ettari.

     Si tratta di un territorio eccezionale, caratterizzato da spazi immensi che si perdono nell’orizzonte o, a tratti, reso sinuoso da alture collinari che raggiungono anche 600 metri di quota. Un territorio a volte fortemente solcato da profonde lame e imponenti doline, scolpito dal carso nudo e dal calcare affiorante, ma anche maculato da grandi distese di aree boschive, siano esse di conifere o querceti.

     Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, peró, non custodisce al suo interno solo certi fenomeni ambientali e paesaggistici di grande rilievo ma anche importanti siti di notevole interesse storico, archeologico e paleontologico, vista la presenza di realtá come i castelli di Federico II, anche conosciuto come “Puer Apuliae” o “Fanciullo delle Puglie”, primo fra questi Castel del Monte, antichi ripari, jazzi e masserie, resti della cultura agricolo-pastorale, tracce di passaggi dei dinosauri, come scoperte nella Cava omonima, e della presenza molto antica dell’uomo, come rinvenuto nella Grotta nell’Uomo di Altamura, solo per citarne alcuni.

     Un Parco ricco di storia, quindi, antica e piú recente che, grazie ai suoi spazi infiniti e incontaminati, ospita, ancora oggi, una grande varietá floro faunistica. L’intera Alta Murgia, e all’interno di essa, il Parco, é da considerarsi infatti, un vero e proprio insieme di habitat, che rappresenta mai un simbolo di conservazione della biodiversitá per tutta una serie di specie floro-faunistiche, che in altre parti del mondo sono seriamente minacciate di estinzione. Questo status, infatti, é stato uno dei principali motivi per cui l’area é stata insignita quale “Sito di Interesse Comunitario”, inserito nella Rete Natura 2000, grazie alla quale una serie di specie viventi, presenti nel Parco, sono oggetto di tutela e studio.

     La fauna pertanto é molto ricca e conta centinaia di specie. L’avifauna che popola la Murgia intera, e quindi il Parco Nazionale rappresenta da alcune delle piú importanti popolazioni di specie delle aree steppiche e semiaride del bacino del Mediterraneo, quali la calandrella (Calandrella brachydactyla), la calandra (Melanocorypha calandra), la tottavilla (Lullula arborea), l’allodola (Alauda arvensis), la cappellaccia (Galleria cristata), l’occhione (Burhinus oedicnemus).

     I rapaci sono qui fortemente rappresentati da popolose colonie di grillaio (Falco naumanni), grande frequentatore, oltre che degli infiniti spazi aperti, anche dei centri storici delle cittadine murgiane. Ma non solo. Il nibbio reale (Milvus milvus), il biancone (Circaetus gallicus), la poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinninculus), e il lanario (Falco biarmicus feldeggii) sono specie anch’esse presenti.

     Tra i mammiferi la volpe (Vulpes vulpes), ma anche il lupo (Canis lupus) che, in questi ultimi anni, ha fatto timidamente comparsa di sé.

     Le piante, dal canto loro, forse, vedono nella quercia il suo migliore testimone.

     Sono tante le specie presenti nell’area delimitata dal Parco, la roverella (Q.pubescens L.), il leccio (Q. ilex L.), il cerro (Q. cerris L.), la quercia spinosa (Q. coccifera L.), la quercia di Palestina (Q. calliprinos Webb), il farnetto (Q. frainetto Ten.) e il raro fragno (Q. trojana Webb). Oltre le quercete molti sono gli impianti artificiali di conifere, risultato di attivitá di rimboschimento avviato negli anni ‘30 e costituite prevalentemente da pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.) e cipresso comune (Cupressus sempervirens L.).

     Le aree steppiche sono invece caratterizzate dalla presenza di piante quali la stipa (Stipa austroitalica Martinowsky) e le numerose specie di orchidee appartenenti ai generi Serapias, Orchis e Ophrys. Un mondo, quello delle orchidee, che recentemente si é ulteriormente arricchito vista la scoperta di una nuova specie denominata, Ophrys murgiana, proprio in onore di questa terra.

     La vegetazione arboreo-arbustiva dei pascoli naturali é costituita da olivastro (Olea europaea var.sylvestris L.), mandorlo (Amygdalus communis L.), marruca (Paliurus spina-christi Mill.), nespolo (Mespilus germanica L.), prugnolo (Prunus spinosa L.), perastro (Pyrus amygdaliformis), mandorlo selvatico (Prunus webbii Spach), biancospino (Crataegus monogyna Jacq.), ramno (Rhamnus saxatilis Jacq.).

     Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, infine, é un importante crocevia in cui la storia della terra, con le sue evoluzioni in grandi paesaggi di pietra, dell’uomo, viste le sue frequentazioni dell’area risalenti giá a periodo compresi fra i 250.000 e i 100.000 anni fa, e dell’ambiente naturale fatto di un habitat quasi unico, si sono incontrati dando forma a un luogo affascinante e complesso. La sua comprensione passa necessariamente da un processo binario, da una doppia visione: quella d’insieme dei grandi spazi e quella del particolare, fatto da infinitesimi segni lasciati dal tempo, dalla vita brulicante e dall’uomo.

    ispirato da
    (S.A.C. Alta Murgia Tracce nella roccia, Sistema ambientale e culturale dell’Alta Murgia)

    photo credits
    (link: www.pixabay.com)

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  • BASILICATA, O LUCANIA

    BASILICATA, O LUCANIA

    BASILICATA, O LUCANIA.

    La Basilicata, o Lucania, è una regione del Sud Italia nonché uno dei segreti meglio custoditi d’Italia. Con la sua vita pacifica e bucolica, è una delle piú autentiche testimonianze de “l’Italia del passato”.

     Le origini della parola “Lucano” restano oscure. Sembra però che il nome lucani suona in greco Leukànoi e si pone perciò in relazione con l’aggettivo leukòs, che vuol dire splendente, luminoso; il nome latino è invece Lucani che viene posto in relazione con la parola lux, ma contemporaneamente con il termine lucus ‘bosco’. Le due interpretazioni sono coerenti, in quanto lucus deriva da lux ed indica originariamente non tanto il bosco, quanto lo spazio luminoso nel bosco, ossia la radura.

     Qui si puó vivere e visitare una storia affascinante che risale alla preistoria; ci sono molti tesori non ancora scoperti dal turismo di massa, città e paesini in aree remote, antiche abitazioni rupestri e castelli ed aree fortificate risalenti ai templi greci, splendidi affreschi. Sono visitabili tracce del passato nelle aree archeologiche di Metaponto e Siris di Serra di Vaglio e Grumentum, nei centri storici e nei musei di Potenza, Venosa, Melfi, Matera e in molti altri luoghi.

     Matera è certamente la città più famosa della regione, nota per i Sassi – case rupestri scavate nelle rocce che furono abitate fino alla metà del 1900 – ora patrimonio mondiale dell’UNESCO. Alcune parti della città hanno più di 2000 anni ed un’atmosfera magica e spirituale le hanno rese cornice perfetta per il film di Mel Gibson “La passione di Cristo”.

     In Basilicata, in tutta la regione, si mantengono in vita molte tradizioni e feste popolari, sono da non perdere, a mero titolo di esempio: l’Epifania ed i Cucibocca a Montescaglioso, la festa dei campanacci a San Mauro Forte, il carnevale a Tricarico e Ascoli Satriano, il Maggio di San Giuliano ad Accettura, il Grancia Festival a Brindisi di Montagna, le feste del vino nei paesi del Vulture (un vulcano silente), diversi festival di musica e cultura e le feste patronali.

     In molti descrivono la regione come un melting pot gastronomico, con molteplici piatti e cibi tradizionali. Dal pane di Matera a forma di cornetto ai “taralli dolci” o alla pasta “Mischiglio”; dai peperoni Cruschi o di Senise ai fagioli di Sarconi; dai salumi e formaggi alla frutta fresca, alle verdure ed ai legumi. I residui di materiale vulcanico hanno reso la Basilicata una regione particolarmente fertile, anche i vini sono molto apprezzati proprio grazie a questi terreni di origine vulcanica sui quali sono piantati i vigneti, da provare: Aglianico del Vulture DOP, Terre dell’Alta Val D’Agri DOP, Moro e Primitivo di Matera DOP.

     Nei dintorni delle città e dei paesini si possono visitare montagne, colline, canyon e vallate, che hanno dato vita a spettacolari parchi naturali che coprono quasi l’intero territorio regionale. Ci sono anche i laghi: quelli di Monticchio sono di origine vulcanica; quelli di Pietra del Pertusillo, San Giuliano, Monte Cotugno e il lago di Camastra sono artificiali, creati dalle dighe. Le sponde del Mar Ionio e del Tirreno sono le zone costiere, con splendidi mari blu, insenature, coste rocciose, di ciottoli o di fine sabbia bianca si animano con sport acquatici e vita estiva.

     C’é qualcosa per tutti i gusti; per chi ama le vacanze all’avventura, o per chi vuole viaggiare alla scoperta di cultura, religione e storia, o per chi ama le vacanze rilassanti sulla spiaggia o, ancora, per chi ama le vacanze nella natura circondato da gente tranquilla e pacata.

     La Lucania o Basilicata ti aspetta. E averla scoperta, non potrai che canticchiare un motivetto che resterá indelebile nella tua mente:

    Ba. Ba. Basilicata.
     Ba. Ba. Basilicata.
    Tu che ne sai?
     L’hai vista mai?
    Basilicata is on my mind.

    link: (www.youtube.com)

    photo credits
    (link: gastronomialucana.wordpress.com)

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  • TURISMO: L’INDUSTRIA PIÙ PESANTE (E PARADOSSALE) DEL NOSTRO TEMPO

    TURISMO: L’INDUSTRIA PIÙ PESANTE (E PARADOSSALE) DEL NOSTRO TEMPO

    TURISMO: L’INDUSTRIA PIÙ PESANTE (E PARADOSSALE) DEL NOSTRO TEMPO.

     Viviamo (e chissà se ce ne siamo davvero accorti) nell’età del turismo.

    neu nuovo e utile

    é una news di www.nuovoeutile.it

     È la più importante industria del nostro tempo, ed è la più inquinante: produce CO2 e consuma territorio. Alimenta un indotto gigantesco: c’è la produzione di aerei, navi, treni e auto e pullman, che senza turismo subirebbe una forte flessione. C’è la costruzione di strade e aeroporti. Di alberghi, villaggi e seconde case e campi da golf e piscine. C’è la fabbricazione di arredi e suppellettili e biancheria per alberghi e seconde case.

     E c’è la produzione di souvenir e di skilift, di sci, scarponi e costumi da bagno, di ciabatte e zaini e valigie e cappellini e creme solari… poi, c’è tutta l’editoria dedicata, su carta e in rete. Ci sono Google Maps e Tripadvisor.

    IL 10 PER CENTO DEL PIL MONDIALE.

     Senza calcolare l’incalcolabile indotto, il turismo internazionale vale 1522 miliardi di dollari (Wto – Organizzazione Mondiale del commercio, 2015). Il turismo locale vale molto di più: 7600 miliardi di dollari nel 2014, il 10 per cento del pil mondiale.

    SPAGNA E ITALIA.

     In Spagna, prima meta turistica al mondo, il turismo vale oltre il 15 per cento del pil e dei posti di lavoro. In Italia vale il 10,2 per cento del pil e l’11,6 per cento dell’occupazione (dati 2015). In Costa Rica (link: www.nuovoeutile.it) il turismo arriva a impiegare il 27 per cento della forza lavoro (e, grazie alla tutela del paesaggio, regala un futuro diverso all’intera nazione).

    LA GIOSTRA CHE CI MUOVE.

     Insomma, il turismo è una giostra su cui buona parte della popolazione mondiale è salita (o salirà tra breve), nei ruoli più o meno intercambiabili di viaggiatore o turista, o spettatore, o lavoratore del turismo. È un fenomeno globale, pervasivo e relativamente recente. C’è un’enorme letteratura sui luoghi del turismo, c’è un’ampia produzione di scritti sul marketing e la promozione turistica. Ma i ragionamenti sul turismo in sé, come nuovo stile di vita, sistema e comportamento condiviso, sono scarsi e frammentari.

    Turismo - tourism 1-min

    VOLENTEROSE ILLUSIONI.

     Con Il selfie del mondo (Feltrinelli) (link: www.amazon.it), Marco D’Eramo ci aiuta a capire come la giostra funziona, che cosa la muove e che cosa può romperla. Soprattutto, ci dice che la giostra è fatta di specchi, e che si fonda sul paradosso. Per questo, parlando di turismo, Il selfie del mondo ci parla di noi e dei nostri desideri, delle nostre illusioni e (infine) della nostra buona volontà.

    UN NOBILE PIACERE.

     In passato la gente non si muoveva se non era obbligata a farlo. Nel Cinquecento, solo i figli dei nobili viaggiano per piacere e formazione. Nel Settecento, “aver visto il mondo” diventa obbligatorio per un gentiluomo, a cui si consiglia di andare in giro con un blocco da disegno. Nasce così la categoria del “pittoresco”: ciò che salta all’occhio, è esotico ed è facile da dipingere.

    Turismo - tourism 1-min

    BRUTTI E TANTI.

     Il turismo si espande a metà Ottocento, con la sbalorditiva diffusione dei mezzi di trasporto, e suscita nei nobili turisti tradizionali enorme fastidio per i “nuovi” e “brutti” e “tanti” turisti borghesi. Questi hanno mete che oggi ci sembrano stravaganti. A Parigi visitano le fogne, le prigioni e (lo racconta Marc Twain) l’obitorio.

    RIVOLUZIONE TURISTICA.

     Ma la rivoluzione turistica mondiale si verifica nel secondo dopoguerra: si passa da 25,3 milioni di viaggiatori internazionali nel 1950 al miliardo 186 milioni del 2015 (dato WTO). Il turismo non solo si globalizza grazie ai voli low cost, ma si specializza irreggimentando pubblici diversi (anziani, congressisti, studenti, fedeli in visita ai luoghii sacri…). E, scrive d’Eramo, si ingarbuglia (ingarbugliando anche noi) in una serie di paradossi disturbanti.

    PRIMO PARADOSSO: IL TURISMO FUGGE DA SE STESSO.

     Ogni meta desiderabile perché “autentica” ed “esclusiva” smette gradualmente di esserlo man mano che si trasforma in meta turistica. E poi, più un luogo “va visto”, meno diventa possibile vederlo, perché… è pieno di turisti.

    SECONDO PARADOSSO: L’AUTENTICA FINZIONE.

     I turisti ricercano l’autenticità, ma la individuano solo se è evidenziata, quindi “messa in scena”, quindi ostentata e inautentica. Questo fatto porta al terzo paradosso.

    TERZO PARADOSSO: LA TRADIZIONE INVENTATA.

     Per esempio, il Palio di Siena viene medievalizzato nel 1904. E i mercati “tipici” come il Mercado de San Miguel a Madrid finiscono per vendere solo ciò che i turisti si aspettano di poter comprare.

    QUARTO PARADOSSO: L’ENTROPIA TURISTICA.

     il turismo alimenta l’economia delle città e dei territori, ma la omogeneizza distruggendo le basi economiche su cui si fonda l’identità di quelle città e di quei territori. Nel Chiantishire i casolari diventano ville, nel centro delle città le botteghe diventano negozi di souvenir. I piccoli centri come San Gimignano si trasformano in un parco a tema.

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    QUINTO PARADOSSO: IL TOCCO LETALE.

     Il tocco dell’Unesco è – scrive D’Eramo — letale. Preservando le pietre e gli edifici, l’etichetta di Patrimonio dell’Umanità, anche se attribuita in perfetta buona fede, museifica i luoghi, li sterilizza, costringe gli abitanti all’esodo svuotando i centri urbani.

    SESTO PARADOSSO: IL FALSO È VERITÀ.

     L’inautentico turistico è un autentico (e dunque rimarchevole) segno del nostro tempo. Basti pensare al caso di Lijang, città turistica cinese interamente ricostruita, (oltre 20 milioni di turisti nel 2013). O al caso di Las Vegas. Due insediamenti che raccontano una verità proprio nel loro essere fenomeni del tutto artificiali

    SETTIMO PARADOSSO: FARE IL TURISTA È UN LAVORO DURO.

     Le persone si assumono volontariamente il compito di eseguirlo mentre sono in ferie, cercando di sfruttare con la massima efficacia il poco tempo disponibile. Un dettaglio rivelatore: quelli che dicono “ho fatto il Brasile, l’anno prossimo farò l’Asia centrale”. Che fatica…

    OTTAVO PARADOSSO: “LOCALE” È DAPPERTUTTO.

     Parliamo di gastronomia. Si moltiplicano le sagre enogastronomiche: in Italia sono oltre 34.000, più di quattro a comune. Abbiamo 1515 sagre della polenta e 1040 sagre della salsiccia, 5790 sagre del tartufo, 156 sagre della lumaca e 171 della rana… e si moltiplicano anche i ristoranti etnici, perché i turisti amano gustare di nuovo i sapori incontrati in vacanza. Ma la “cucina etnica” è come la “musica etnica”: ingredienti tradizionali riarrangiati per un pubblico globale.

    NONO PARADOSSO: NESSUN TURISTA VUOLE SENTIRSI TALE.

     Preferisce considerare se stesso un “viaggiatore”, e riversare il proprio disprezzo su qualcun altro che si comporta più “da turista”. La catena del disprezzo classista è forte: lo svago delle masse, che è recentissimo, ha ricevuto dagli intellettuali più critiche in dieci anni di quante il tempo libero degli aristocratici ne abbia ricevute in duemila anni.

    UN VIAGGIO TRA FENOMENI.

     Il testo di Marco D’Eramo è a sua volta un viaggio. Cioè un percorso tra fenomeni, luoghi, idee, dati, idiosincrasie, intuizioni e contraddizioni, e mille storie sorprendenti. Ma, proprio come capita nei viaggi materiali, anche procedendo di pagina in pagina l’autore entra in contatto con prospettive inaspettate e ne esce cambiato. E con lui noi, che l’abbiamo seguito leggendo.

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    C’È DEL BUONO, TUTTAVIA.

     La chiave del cambiamento di prospettiva sta in una serie di domande semplicissime: …e se il turismo fosse animato dal movente positivo dell’essere curiosi del mondo? E se non si trattasse d’altro che di una pratica di automiglioramento (self improvement) corporeo, emotivo e intellettuale? Del resto, in quale altra occupazione che la renda più felice potrebbe una sterminata massa di esseri umani investire il suo tempo libero? C’è qualcosa di commovente, scrive D’Eramo, nella fiducia che andare a visitare una città, un monumento, un paese possa aprirti la mente, renderti migliore.

    NOSTALGIA, FORSE.

     Eppure, la bistrattata figura del turista forse non durerà per sempre. Potremmo perfino cominciare a coltivare, nei suoi confronti, una specie di nostalgia. Il cambiamento del lavoro, che diventa sempre meno stabile, può cambiare l’idea stessa di “vacanza”. E lo sguardo turistico che cerca il nuovo, l’autentico e l’inaspettato, forse si appannerà dopo aver già visto in rete tutto ciò che merita di essere visto.

    Scritto da Annamaria Testa per il suo sito web Nuovo e Utile, teorie e pratiche della creativitá
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  • PUGLIA, O LE PUGLIE

    PUGLIA, O LE PUGLIE

    PUGLIA, O LE PUGLIE.

    Attraversare i territori pugliesi: tra mare, campagna, città d’arte ed una importante tradizione enogastronomica.

     Circa 800 km di costa distribuita tra i mari Jonio e Adriatico, regalano al viaggiatore uno spettacolo multicolore.

     Perchè il colore è il protagonista del le Puglie, o meglio della Puglia, con le mille tonalità di blu e di verde smeraldo del mare, di giallo e di bianco delle spiagge di sabbia finissima; di grigio dei litorali scogliosi che digradano a volte dolcemente a volte a picco nelle acque profonde.

     Per chi desidera conoscere e farsi sorprendere dall’autenticità dei luoghi, questa regione regala le meraviglie di un paesaggio naturale che alterna alla spontaneità della macchia mediterranea l’argento degli uliveti, i colori cangianti dei vigneti e degli orti, che si alternano al rosso intenso della terra.

     Ammalia anche con la luce accecante dei bianchi dei borghi marinari o degli edifici barocchi, fa vivere l’esperienza irripetibile di luoghi e genti ospitali, conquista palati curiosi con i gusti intensi di ingredienti semplici che danno vita a piatti srutturati e importanti.

     Da nord a Sud la Puglia è tutta da scoprire!

    Attraverso i territori pugliesi:

    Murgia

     La Murgia è Culture e Tradizioni. Oltre che a tanto verde e ad alcuni tra i più bei panorami del Sud Italia, la Murgia ospita e si lascia apprezzare per numerose attività, i suoi profumi ed i sapori della gustosa gastronomia locale.

    Terra di Bari

     La Terra di Bari si estende tra l’ultimo gradino della Murgia e la linea costiera. Si tratta di un territorio carsico, con altimetrie quasi costantemente decrescenti dai 300-400 m di quota nei punti più interni fino al mare.

    Alberobello, Valle d’Itria e Costa Merlata

     Alberobello, la Valle d’Itria e la Costa Merlata accolgono il visitatore con distese di ulivi puntellate dai trulli… senza eguali, alberi che dominano la terra rossa e costruzioni che nel centro storico di Alberobello sono diventate patrimonio UNESCO creati dalle mani sapienti dell’uomo e che rendono il panorama attorno un susseguirsi di effetti cromatici meravigliosi, fino al mare.

    Costa Jonica

     La costa Jonica è caratterizzata da spiagge larghe e un acqua limpida che dolcemente lascia spazio alle profondità marine. Un’arco collinare carsico protegge Taranto, detta la ‘città dei due mari’, capoluogo di un territorio dalla spiccata vocazione turistica e dall’apprezzata enogastronomia.

    Puglia Imperiale

     Attraversando il territorio della Puglia Imperiale, dall’altopiano delle Murge si scende fino alla costa Adriatica fra Trani e Barletta, con la sensazione di ripercorrere la storia di una terra che è ricca di testimonianze con una bellissima campagna che fa da contorno a masserie, centri storici, cattedrali, castelli.. con Castel del Monte che cattura lo sguardo durante tutto il percorso.

    Daunia, Capitanata e Gargano

     Il territorio che va dalla Daunia al Gargano presenta una grande varietà di scenari: le dolci colline della valle del fiume Fortore, del Subappennino Dauno e della valle del fiume Ofanto, la pianura del Tavoliere delle Puglie, l’area del Parco Nazionale del Gargano con vista sull’incontaminato arcipelago delle Isole Tremiti.

    Salento

     Il sole, il mare, il vento… il Salento. È la natura la prima cosa che colpisce arrivando in questo lembo di terra sospeso tra due mari. Il Salento ha il suo cuore nella provincia di Lecce e tocca parte di quella di Brindisi sull’Adriatico e di Taranto, sul mar Jonio.

    Puglia o Le Puglie

     Le Puglie, o meglio, la Puglia ha tante qualità e se la mancanza dell’alta montagna viene compensata dalla vicinanza alla Basilicata ed all’Abruzzo, dal Gargano al Salento c’è davvero di tutto.

    foto credits
    (pixabay.com; pugliapress.org; mapio.net; truriders.it; lupuzzu.it; sedicotaranto.it; gazzettadaltacco.it; hoteltimone.it)