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  • LA DIETA MEDITERRANEA E LA BIODIVERSITA’

    LA DIETA MEDITERRANEA E LA BIODIVERSITA’

    LA DIETA MEDITERRANEA E LA BIODIVERSITA’

    Consumare vari tipi di frutta e ortaggi arricchisce la nostra dieta di sostanze essenziali e biologicamente attive capaci di prevenire numerose patologie.

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    é una news di www.biodiversitapuglia.it

     Ancel Benjamin Keys, il biologo statunitense che scoprì i benefici della dieta mediterranea, nel 1993 segnalò che «la Dieta Mediterranea è principalmente vegetariana, cioè: pasta in varie forme, foglie condite con olio di oliva, verdura di stagione di tutti i tipi, spesso anche formaggio, ed ogni pasto termina con frutta e viene frequentemente integrato con vino».

     E aggiunse: «Io dico “foglie”. (…) tutti i tipi di foglie sono una parte importante della dieta di ogni giorno. Vi sono molti tipi di lattuga, spinaci, bietole, portulaca (…), indivia e rape».

      Ancel Benjamin Keys sottolineava così l’importanza della biodiversità anche nel piatto.

     Consumare vari tipi di frutta e ortaggi arricchisce la nostra dieta di sostanze essenziali e biologicamente attive capaci di prevenire numerose patologie.

     Completa il nostro fabbisogno di nutrienti.

     Arricchisce di colori e storie il nostro menù.

     Preserva dall’estinzione i prodotti della nostra terra.

     Ci migliora.

    Scritto da Pietro Santamaria per il progetto Biodiverso;
    (link: www.biodiversitapuglia.it)

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    La principale finalità del progetto integrato BiodiverSO è quella di contribuire a raggiungere una significativa riduzione del tasso attuale di erosione della biodiversità delle specie orticole pugliesi.

    Puoi leggere tutte le news, le informazioni e le ricerche del progetto Biodiverso – Biodiversità delle specie orticole della Puglia.
    (link: www.biodiversitapuglia.it)

    É un progetto di ATS “RETE PER LA BIODIVERSITÀ DELLE SPECIE ORTICOLE IN PUGLIA” “BIODIVERSO
    (link: www.biodiversitapuglia.it)

    foto  
    (link: www.dispensadeitipici.it)

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  • TURISMO: L’INDUSTRIA PIÙ PESANTE (E PARADOSSALE) DEL NOSTRO TEMPO

    TURISMO: L’INDUSTRIA PIÙ PESANTE (E PARADOSSALE) DEL NOSTRO TEMPO

    TURISMO: L’INDUSTRIA PIÙ PESANTE (E PARADOSSALE) DEL NOSTRO TEMPO.

     Viviamo (e chissà se ce ne siamo davvero accorti) nell’età del turismo.

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     È la più importante industria del nostro tempo, ed è la più inquinante: produce CO2 e consuma territorio. Alimenta un indotto gigantesco: c’è la produzione di aerei, navi, treni e auto e pullman, che senza turismo subirebbe una forte flessione. C’è la costruzione di strade e aeroporti. Di alberghi, villaggi e seconde case e campi da golf e piscine. C’è la fabbricazione di arredi e suppellettili e biancheria per alberghi e seconde case.

     E c’è la produzione di souvenir e di skilift, di sci, scarponi e costumi da bagno, di ciabatte e zaini e valigie e cappellini e creme solari… poi, c’è tutta l’editoria dedicata, su carta e in rete. Ci sono Google Maps e Tripadvisor.

    IL 10 PER CENTO DEL PIL MONDIALE.

     Senza calcolare l’incalcolabile indotto, il turismo internazionale vale 1522 miliardi di dollari (Wto – Organizzazione Mondiale del commercio, 2015). Il turismo locale vale molto di più: 7600 miliardi di dollari nel 2014, il 10 per cento del pil mondiale.

    SPAGNA E ITALIA.

     In Spagna, prima meta turistica al mondo, il turismo vale oltre il 15 per cento del pil e dei posti di lavoro. In Italia vale il 10,2 per cento del pil e l’11,6 per cento dell’occupazione (dati 2015). In Costa Rica (link: www.nuovoeutile.it) il turismo arriva a impiegare il 27 per cento della forza lavoro (e, grazie alla tutela del paesaggio, regala un futuro diverso all’intera nazione).

    LA GIOSTRA CHE CI MUOVE.

     Insomma, il turismo è una giostra su cui buona parte della popolazione mondiale è salita (o salirà tra breve), nei ruoli più o meno intercambiabili di viaggiatore o turista, o spettatore, o lavoratore del turismo. È un fenomeno globale, pervasivo e relativamente recente. C’è un’enorme letteratura sui luoghi del turismo, c’è un’ampia produzione di scritti sul marketing e la promozione turistica. Ma i ragionamenti sul turismo in sé, come nuovo stile di vita, sistema e comportamento condiviso, sono scarsi e frammentari.

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    VOLENTEROSE ILLUSIONI.

     Con Il selfie del mondo (Feltrinelli) (link: www.amazon.it), Marco D’Eramo ci aiuta a capire come la giostra funziona, che cosa la muove e che cosa può romperla. Soprattutto, ci dice che la giostra è fatta di specchi, e che si fonda sul paradosso. Per questo, parlando di turismo, Il selfie del mondo ci parla di noi e dei nostri desideri, delle nostre illusioni e (infine) della nostra buona volontà.

    UN NOBILE PIACERE.

     In passato la gente non si muoveva se non era obbligata a farlo. Nel Cinquecento, solo i figli dei nobili viaggiano per piacere e formazione. Nel Settecento, “aver visto il mondo” diventa obbligatorio per un gentiluomo, a cui si consiglia di andare in giro con un blocco da disegno. Nasce così la categoria del “pittoresco”: ciò che salta all’occhio, è esotico ed è facile da dipingere.

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    BRUTTI E TANTI.

     Il turismo si espande a metà Ottocento, con la sbalorditiva diffusione dei mezzi di trasporto, e suscita nei nobili turisti tradizionali enorme fastidio per i “nuovi” e “brutti” e “tanti” turisti borghesi. Questi hanno mete che oggi ci sembrano stravaganti. A Parigi visitano le fogne, le prigioni e (lo racconta Marc Twain) l’obitorio.

    RIVOLUZIONE TURISTICA.

     Ma la rivoluzione turistica mondiale si verifica nel secondo dopoguerra: si passa da 25,3 milioni di viaggiatori internazionali nel 1950 al miliardo 186 milioni del 2015 (dato WTO). Il turismo non solo si globalizza grazie ai voli low cost, ma si specializza irreggimentando pubblici diversi (anziani, congressisti, studenti, fedeli in visita ai luoghii sacri…). E, scrive d’Eramo, si ingarbuglia (ingarbugliando anche noi) in una serie di paradossi disturbanti.

    PRIMO PARADOSSO: IL TURISMO FUGGE DA SE STESSO.

     Ogni meta desiderabile perché “autentica” ed “esclusiva” smette gradualmente di esserlo man mano che si trasforma in meta turistica. E poi, più un luogo “va visto”, meno diventa possibile vederlo, perché… è pieno di turisti.

    SECONDO PARADOSSO: L’AUTENTICA FINZIONE.

     I turisti ricercano l’autenticità, ma la individuano solo se è evidenziata, quindi “messa in scena”, quindi ostentata e inautentica. Questo fatto porta al terzo paradosso.

    TERZO PARADOSSO: LA TRADIZIONE INVENTATA.

     Per esempio, il Palio di Siena viene medievalizzato nel 1904. E i mercati “tipici” come il Mercado de San Miguel a Madrid finiscono per vendere solo ciò che i turisti si aspettano di poter comprare.

    QUARTO PARADOSSO: L’ENTROPIA TURISTICA.

     il turismo alimenta l’economia delle città e dei territori, ma la omogeneizza distruggendo le basi economiche su cui si fonda l’identità di quelle città e di quei territori. Nel Chiantishire i casolari diventano ville, nel centro delle città le botteghe diventano negozi di souvenir. I piccoli centri come San Gimignano si trasformano in un parco a tema.

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    QUINTO PARADOSSO: IL TOCCO LETALE.

     Il tocco dell’Unesco è – scrive D’Eramo — letale. Preservando le pietre e gli edifici, l’etichetta di Patrimonio dell’Umanità, anche se attribuita in perfetta buona fede, museifica i luoghi, li sterilizza, costringe gli abitanti all’esodo svuotando i centri urbani.

    SESTO PARADOSSO: IL FALSO È VERITÀ.

     L’inautentico turistico è un autentico (e dunque rimarchevole) segno del nostro tempo. Basti pensare al caso di Lijang, città turistica cinese interamente ricostruita, (oltre 20 milioni di turisti nel 2013). O al caso di Las Vegas. Due insediamenti che raccontano una verità proprio nel loro essere fenomeni del tutto artificiali

    SETTIMO PARADOSSO: FARE IL TURISTA È UN LAVORO DURO.

     Le persone si assumono volontariamente il compito di eseguirlo mentre sono in ferie, cercando di sfruttare con la massima efficacia il poco tempo disponibile. Un dettaglio rivelatore: quelli che dicono “ho fatto il Brasile, l’anno prossimo farò l’Asia centrale”. Che fatica…

    OTTAVO PARADOSSO: “LOCALE” È DAPPERTUTTO.

     Parliamo di gastronomia. Si moltiplicano le sagre enogastronomiche: in Italia sono oltre 34.000, più di quattro a comune. Abbiamo 1515 sagre della polenta e 1040 sagre della salsiccia, 5790 sagre del tartufo, 156 sagre della lumaca e 171 della rana… e si moltiplicano anche i ristoranti etnici, perché i turisti amano gustare di nuovo i sapori incontrati in vacanza. Ma la “cucina etnica” è come la “musica etnica”: ingredienti tradizionali riarrangiati per un pubblico globale.

    NONO PARADOSSO: NESSUN TURISTA VUOLE SENTIRSI TALE.

     Preferisce considerare se stesso un “viaggiatore”, e riversare il proprio disprezzo su qualcun altro che si comporta più “da turista”. La catena del disprezzo classista è forte: lo svago delle masse, che è recentissimo, ha ricevuto dagli intellettuali più critiche in dieci anni di quante il tempo libero degli aristocratici ne abbia ricevute in duemila anni.

    UN VIAGGIO TRA FENOMENI.

     Il testo di Marco D’Eramo è a sua volta un viaggio. Cioè un percorso tra fenomeni, luoghi, idee, dati, idiosincrasie, intuizioni e contraddizioni, e mille storie sorprendenti. Ma, proprio come capita nei viaggi materiali, anche procedendo di pagina in pagina l’autore entra in contatto con prospettive inaspettate e ne esce cambiato. E con lui noi, che l’abbiamo seguito leggendo.

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    C’È DEL BUONO, TUTTAVIA.

     La chiave del cambiamento di prospettiva sta in una serie di domande semplicissime: …e se il turismo fosse animato dal movente positivo dell’essere curiosi del mondo? E se non si trattasse d’altro che di una pratica di automiglioramento (self improvement) corporeo, emotivo e intellettuale? Del resto, in quale altra occupazione che la renda più felice potrebbe una sterminata massa di esseri umani investire il suo tempo libero? C’è qualcosa di commovente, scrive D’Eramo, nella fiducia che andare a visitare una città, un monumento, un paese possa aprirti la mente, renderti migliore.

    NOSTALGIA, FORSE.

     Eppure, la bistrattata figura del turista forse non durerà per sempre. Potremmo perfino cominciare a coltivare, nei suoi confronti, una specie di nostalgia. Il cambiamento del lavoro, che diventa sempre meno stabile, può cambiare l’idea stessa di “vacanza”. E lo sguardo turistico che cerca il nuovo, l’autentico e l’inaspettato, forse si appannerà dopo aver già visto in rete tutto ciò che merita di essere visto.

    Scritto da Annamaria Testa per il suo sito web Nuovo e Utile, teorie e pratiche della creativitá
    (link: www.nuovoeutile.it)

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    Nuovo e Utile è un sito di teorie e pratiche della creatività e non ha scopo di lucro. Vuole trasmettere una visione della creatività come stile di pensiero orientato a produrre risultati originali ed efficaci.

    Puoi leggere tutti gli articoli sul sito NeU – Nuovo e Utile, teorie e pratiche della creativitá.
    (link: www.nuovoeutile.it)

    É un progetto di Annamaria Testa
    (link: www.annamariatesta.it)

    foto credits
    (link: www.pixabay.com; www.nuovoeutile.it)

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  • ZEPPOLE SENZA LATTOSIO, AL FORNO

    ZEPPOLE SENZA LATTOSIO, AL FORNO

    ZEPPOLE SENZA LATTOSIO, AL FORNO.

    Ricetta tratta da lapiccolaquaglia.altervista.org

     Ho mangiato una zeppola e sono rimasta stupita dal sapere che fossero zeppole senza lattosio!

    Questa ricetta mi è stata data da mia cugina quindi ho subito voluto imitarla, perché ormai devo ricopiare ogni cosa.. l’anno prossimo farò una versione adatta a tutti: senza glutine, senza latte, senza uova e senza tutto! ahahahah

    Ingredienti:

    Per la pasta choux:

    250 ml di acqua
    180 ml di olio evo
    1 cucchiaino di sale
    250 gr di farina 0
    6 uova

    Per la crema:

    500 ml di latte di soia
    100 gr di zucchero di canna
    1 limone bio da grattare
    50 gr di farina 0
    50 gr di fecola di patate

    Per la decorazione:

    Amarene sciroppate
    Zucchero a velo

    Tempo di preparazione:

    15 minuti

    Tempo di riposo:

    10 minuti

    Tempo di cottura:

    20 – 30 minuti (ho usato il forno a gas, per quello elettroventilato iniziate a controllare la cottura da 15 minuti in poi)

    Preparazione:

    Mettere in una casseruola l’acqua, l’olio e il sale.

    Appena bollirà, versate subito la farina in una sola volta e rimescolate energicamente fino a quando il composto ottenuto non si staccherà dalle pareti della casseruola: si dovrà formare un impasto morbido, compatto e ben omogeneo. Se vi sembra che l’impasto inizi a bruciacchiarsi, spegnete la fiamma.

    Versatelo in una terrina e lasciatelo raffreddare per bene.

    Preriscaldate il forno a 200°.

    Unite all’impasto ormai freddo le uova, una per volta, sbattendole a lungo con un cucchiaio di legno, finché la pasta formerà delle bolle d’aria.

    Mettetela in una sac à poche con la bocchetta a forma di stella larga circa 3 cm e formate tante ciambelline con il fondo chiuso su della carta forno. Per aiutarvi, potete disegnare dei cerchietti con un bicchiere.

    Una volta finito, mettete in forno già caldo a 200° e lasciate cuocere per circa 20 minuti senza mai aprire il forno, nella parte più alta.

    Una volta che sarà passato questo tempo, se le vostre zeppole senza lattosio saranno colorate potete spegnere e aprire leggermente lo sportello del forno per vedere se si smontano, altrimenti fate cuocere qualche altro minuto. Lasciatele asciugare per bene prima di toglierle definitivamente dal forno.

    Nel frattempo che cuocete le zeppole, potete preparare la crema pasticcera.

    In una casseruola, sbattete le uova con lo zucchero e la buccia del limone grattugiata, fino a quando non avrete ottenuto un colore ben chiaro.

    Unite la farina e, poco a poco, il latte di soia freddo. Ponete su un fuoco basso e, sempre rimescolando, lasciatela bollire almeno 5 minuti.

    Girate e lavorate fino a quando la crema non sarà diventata ben soda, quasi dura.

    Se l’aspetto vi sembra troppo liquido, aggiungete un altro cucchiaio di farina e mescolate per far scomparire i grumi: la frusta in fotografia è ottima per questo tipo di preparazione.

    Per dare un colorito più giallognolo, nel caso vi semprasse troppo chiara, potete aggiungere una punta di curcuma.

    Fate raffreddare la crema, rimestando di tanto in tanto per evitare che si formi la pellicina e, una volta che saranno fredde sia le zeppole che la crema, decorate con l’aiuto della sac à poche.

    Finite il tutto tagliando a metà un’amarena e ponendola in cima ad ogni zeppola senza lattosio e spolverizzando con lo zucchero a velo.

    Scritto da Ilaria.

    Ricetta tratta da lapiccolaquaglia.altervista.org

  • Il Pasticciotto

    Il Pasticciotto

    Il Pasticciotto.

    é un ricetta di La dolce cucina di Paolaladolcecucinadipaola.blogspot.com

    Voglia di primavera, voglia di sole, voglia di temperature miti (non del caldo soffocante!!!), voglia di gite, voglia di vacanze estive…

    Il Pasticciotto leccese: lu sule, lu mare, lu jentu…il Salento!

    Le vacanze estive mi portano a pensare al mare, il mare mi porta subito nel Salento, le Maldive della Puglia.

    Per noi pugliesi é facile raggiungere un lembo di costa bagnata da un mare notevole: abbiamo l’imbarazzo della scelta, Adriatico e Ionio…dal Gargano fino a Santa Maria di Leuca, e da lì risalire fino al golfo di Taranto, lunghe coste, spesso sabbiose, altre rocciose.

    Personalmente la mia idea di mare é una spiaggia con sabbia fine e chiara, un mare cristallino, fondale basso, il sole che tramonta in acqua, mentre mi godo le ultime ore del giorno.

    Ecco, ho descritto la costa ionica! La mia vacanza in Salento…Ugento e dintorni, i miei ricordi di ragazza in campeggio con la mia famiglia, ritornata poi con gli amici, in seguito con il fidanzato, poi con marito e figlio.

    Chi non conosce ancora questa nostra regione deve necessariamente programmare una vacanza qui in Puglia, oltre il mare e le coste suggestive, poi, c’è tanto tanto altro ancora!

    E se vai in Salento…il pasticciotto é d’obbligo!

    Il Pasticciotto leccese

    Il pasticciotto leccese é un dolce tipico della zona salentina, un involucro di pasta frolla con un ripieno di crema pasticcera. É di forma ovale e ci sono ormai tante varianti nei ripieni, con amarene o con crema al cioccolato o con altri ripieni.

    I miei pasticciotti preferiti sono i classici con crema oppure quelli con aggiunta di amarene. Non si può andare nel leccese e non assaggiarne uno! Proprio non si può!

    É un dolce talmente goloso che spesso li preparo io, in terra barese, con una ricetta avuta da un’amica leccese, fatti negli appositi stampini ovali in banda stagnata provenienti direttamente da Lecce.

    Di sicuro ogni famiglia leccese e ogni pasticceria leccese ha una propria ricetta, il proprio segreto che mai e poi mai ti dirà.

    Ma questo succede per tutte le ricette tipiche di ogni città o territorio regionale!

    Ed io sono coraggiosa e mi butto in questo concentrato di bontà…ecco qui la mia ricetta.

    Ingredienti per preparare la Pasta Frolla:

    500 g farina 00
    250 g strutto
    200 g zucchero semolato
    150 g uova intere (circa 2 uova grandi)
    1 limone bio (la scorza grattugiata)
    1 pizzico di sale
    5 g ammoniaca per dolci

    Ingredienti per preparare la Crema:

    500 ml latte intero
    4 tuorli
    180 g zucchero semolato
    45 g amido di mais
    1 bacca di vaniglia

    Ingredienti per preparare la farcitura:

    Amarene in sciroppo

    Preparazione:

    Ho iniziato con la preparazione di questa pasta frolla particolare, tipica del pasticciotto.

    Nella planetaria ho versato lo strutto, il sale, lo zucchero, la scorza grattugiata del limone, l’ammoniaca e ho azionato la foglia e successivamente ho aggiunto la farina.

    Appena si é formata una massa omogenea, ho spento, ho formato con le mani un panetto appiattito e ho messo in frigorifero per un’ora coperto da pellicola alimentare.

    La consistenza di questa pasta frolla è diversa dalle solite frolle, è meno compatta e richiede una lavorazione veloce.

    Nel frattempo ho iniziato anche la preparazione della crema: in un pentolino ho versato il latte che ho messo a riscaldare, ho messo in infusione la bacca di vaniglia senza semini, che invece ho messo nei tuorli in una ciotola.

    Ho aggiunto lo zucchero e ho montato i tuorli leggermente, ho aggiunto l’amido e ho continuato a montare per qualche altro minuto.

    Appena il latte ha accennato il bollore, ho versato la montata di uova, ho aspettato che riprendesse il bollore, ho mescolato velocemente con una frusta e tempo 1-2 minuti la crema é pronta: e questo è il metodo di cottura di Luca Montersino, che prediligo.

    L’ho subito versata in una ciotola bassa e larga e l’ho messa in frigo a raffreddare coperta da pellicola alimentare.

    Sono passata dunque alla preparazione dei pasticciotti: ho preso la frolla bella fredda dal frigo, ho preso i tre quarti del totale e l’ho stesa velocemente tra due fogli di carta da forno, ho ritagliato degli ovali e ho rivestito i miei stampini premendo con le dita per far aderire alle pareti la frolla.

    Ho riempito con la crema l’interno dello stampino quasi fino all’orlo, in alcuni pasticciotti ho inserito in cima alcune amarene sciroppate.
    A questo punto ho steso la restante pasta e ho ritagliato gli ovali che devono coprire il dolcetto.

    Con le dita ho premuto lungo i bordi per fare aderire bene la frolla e dare la caratteristica forma a cupoletta.

    Ho fatto riposare in frigo per 1 ora.

    Trascorso il riposo al fresco, ho spennellato la superficie con un uovo sbattuto e cotto in forno caldo ventilato a 200 gradi per 15/17 minuti.

    Devono essere colorati ma non troppo.

    Sfonare, lasciare raffreddare e poi sformarli dagli stampini.

     

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  • Cicorie e Fave

    Cicorie e Fave

    Cicorie e Fave.

     é un ricetta di Gastronomia Lucanagastronomialucana.wordpress.com

    Ricetta tradizionale della Basilicata.

    Ingredienti:

    500 g di fave secche
    peperoncino piccante
    1 kg di cicorie campestri o catalogna
    olio extravergine di oliva
    1 spicchio di aglio
    sedano
    cipolla
    sale

    Preparazione:

    In abbondante acqua tiepida mettete in ammollo le fave secche per una notte intera.

    Lessare le fave fino a quando si ammorbidiscono; poi ridurle in purea.

    Insaporire in padella con olio, sale, peperoncino, cipolla e sedano tritato.

    A parte lessare le cicorie in acqua salata, scolarle, strizzarle e dopodiché fatele soffriggere con aglio olio e peperoncino.

    Servire in piatti fondi prima la purea di fave, poi la cicoria.

    Aggiungere anche del pane abbrustolito come contorno.  Condire con olio crudo.

    fave e cicorie fava beans and cicory 1-min

     

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  • Orecchiette con pesto di rucola e pomodorini caramellati

    Orecchiette con pesto di rucola e pomodorini caramellati

    Orecchiette con pesto di rucola e pomodorini caramellati.

     è una ricetta di Crispy Kitchencrispykitchen.com

     Ho aperto il frigorifero e ho visto 3 prodotti che adoro.. sicuramente avrete già letto qualche gustosa ricetta con questi ingredienti: Orecchiette, Rucola e Pomodorini, un trio infallibile!

    orecchiette con pesto orecchiette with pesto-min

    Ingredienti:

    400g di Orecchiette
    250g di rucola
    40g di mandorle
    100g di pomodorini
    1/4 di cipolla
    2 cucchiai di zucchero (in questo caso ho usato Tropical & Stevia di Eridania)
    Olio extravergine di oliva
    Sale e pepe

    Preparazione:

    Partiamo con la preparazione mettendo in una padella la cipolla a soffriggere con un filo di olio extravergine di oliva, una volta che la cipolla si sarà imbiondita aggiungete i pomodorini tagliati a metà.

    Lasciamo rosolare i pomodorini per qualche minuto aggiungendo sale e pepe per insaporire, negli ultimi minuti di cottura aggiungere i 2 cucchiai di zucchero di canna e mezzo bicchiere d’acqua in modo da far caramellare i pomodorini senza bruciare lo zucchero.

    Dopodichè buttiamo le orecchiette in acqua bollente salata, lasciando cuocere per circa 10 min.

    Nel frattempo procediamo alla preparazione del pesto, mettendo la rucola all’interno del mixer insieme alle mandorle e frullando il tutto aggiungendo l’olio evo a filo, spegnete quando la salsa avrà raggiunto la giusta consistenza.

    Scolate le orecchiette e saltatele per un minuto nella padella insieme ai pomodrini.

    Infine disponete sul piatto il pesto di rucola precedentemente preparato e adagiatevi sopra le orecchiette e i pomodorini caramellati.

    Buon appetito!!!!!

    orecchiette con pesto orecchiette with pesto-min

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  • Ragnatella, la ciambella per Halloween!

    Ragnatella, la ciambella per Halloween!

    Ragnatella, la ciambella per Halloween!

     è una ricetta di Ricette da Coinquilinericettedacoinquiline.wordpress.com

     Chi non ha paura dei ragni? E chi non ha paura di restare impigliato in una ragnatela come una mosca? Da oggi non avrete più timore e non vorrete altro che un’ottima… Ragnatella, la ciambella per Halloween!

    Ingredienti x18 cm di teglia:

    150 gr di farina tipo 00 da grano tenero italiano (+ quella per infarinare)
    85 gr di zucchero
    1 uovo medio
    50 ml di latte italiano
    50 ml di yogurt neutro
    25 ml di olio evo italiano
    ½ bustina di lievito
    1 cucchiaino di colorante alimentare nero
    Burro q.b. per imburrare la teglia

    Per la copertura in cioccolato::

    50 gr di cioccolato fondente

    Per l’effetto sangue::

    3 – 4 cucchiai di marmellata di ciliege (o di fragole)
    2 cucchiai di acqua

    Tempo di preparazione:

    30 minuti

    Tempo di cottura:

    (forno a gas) 25 – 30 minuti
    (forno elettroventilato) 30 – 40 minuti

    Preparazione:

    Preriscaldate il forno a 180°.

    In una ciotola capiente, mescolate tutti gli elementi liquidi (olio, uova, latte e yogurt) fino a quando non si saranno amalgamati per bene. Versate la farina e lo zucchero poco alla volta, poi mescolate per bene con la frusta per evitare la formazione di grumi.

    Imburrate e infarinate la teglia (quella per “le ciambelle con il buco”).

    Al composto nella ciotola aggiungete il lievito, mescolate e poi dividete l’impasto in due parti uguali in altre due ciotole separate: solo in uno aggiungerete il cucchiaio di colorante alimentare nero per poi mescolare fino a quando non si sarà amalgamato al meglio.

    Versate uno dei due “colori” nella teglia, poi aggiungete l’atro con molta calma per poi mescolare utilizzando un cucchiaino (oppure potete versarli un po’ alla volta, alternandoli).

    Mettete nel forno già caldo e fate cuocere per il tempo indicato sopra. (fate comunque la “prova stecchino”).

    Una volta cotta, spegnete il forno, lasciate un minutino con lo sportello chiuso, poi aprite poco alla volta e lasciate entrare un po’ di aria nel forno per qualche minuto, poi estraete la ciambella e lasciatela definitivamente raffreddare.
    Dovrà essere ben fredda per l’effetto wow!

    Tracciate la sagoma della teglia su della carta forno.

    Dopo aver sciolto il cioccolato fondente, o a bagnomaria o nel microonde per 1 minuto, stendetelo con un cucchiaio bagnato all’interno della sagoma, in modo da formare un cerchio preciso. Lasciate riposare un paio di minuti e poi ponetelo in congelatore, in modo che resti ben steso.

    Nel frattempo, in un pentolino, riscaldate e sciogliete la marmellata con un paio di cucchiai d’acqua, in modo da avere una sostanza ben liquida, ma allo stesso tempo densa.

    Infine si può “comporre” la ciambella.

    Cospargete con la marmellata la parte alta della ciambella.

    Inserite dei ragnetti di plastica all’interno del buco della ciambella.

    ragnatella la ciambella per halloween - the donut for halloween copertina

    Ponete (delicatamente) il cerchio di cioccolato sulla ciambella, in modo da nascondere i ragnetti, la marmellata farà anche da collante.

    Potete decorare con tanti simboli che richiamano Halloween prima di portare in tavola!

    ragnatella la ciambella per halloween - the donut for halloween copertina

    Tagliando questa ciambella per Halloween, la marmellata sembrerà “sangue” ed a gran sorpresa usciranno anche i ragnetti!

    ragnatella la ciambella per halloween - the donut for halloween copertina

    by Ilaria.

    *un grande ringraziamento alla mia amica Luigia, per il nome e per l’introduzione alla ricetta!

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  • I menù fuori casa: panino con la parmigiana

    I menù fuori casa: panino con la parmigiana

    I menù fuori casa: panino con la parmigiana.

     è una ricetta di Ricette da Coinquilinericettedacoinquiline.wordpress.com

    Un delizioso panino con la parmigiana è sempre utile durante le vacanze.

    Lo spettacolo del panino ripieno, secondo me non c’è cosa migliore di questo: fa tanto terrone al mare con la borsa frigo.

    Su questo blog trovate un delizioso panino per rallegrare la vostra vacanza..

    Ovviamente, la miglior cosa da fare con questo panino è usare un avanzo di parmigiana, ma voi sapete come si fa? NO?

    Allora leggete la ricetta!

    Ingredienti x20 cm di teglia:

    1/2 kg di melanzane
    2 uova
    farina q.b.
    olio di semi q.b.
    100 gr di prosciutto cotto tagliato a pezzi
    100 gr di mozzarella fior di latte tagliata a pezzi
    parmigiano grattugiato q.b.
    sugo alla bolognese q.b.
    Tempo di preparazione: 20 minuti
    Tempo di cottura: 10-15 minuti

    Preparazione:

    Lavate e tagliate le melanzane per il lungo, cospargetele di sale e fatele scolare in un colapasta. Dopo circa una mezzora, asciugatele, premendole, con un tovagliolo o uno strofinaccio ben pulito. Passatele nella farina e poi nelle uova sbattute e friggetele in abbondante olio bollente.

    Preriscaldate il forno a 200°.

    Sul fondo della teglia, cospargete un po’ di sugo, in modo da non far attaccare le melanzane. Poi componete uno strato di melanzane, un altro po’ di sugo, prosciutto cotto, mozzarella e un po’ di parmigiano e di nuovo sugo. Andate avanti fino a finire tutte le melanzane e completate l’ultimo strato con una generosa manciata di parmigiano grattugiato.

    Mettete in forno per una decina di minuti (il tempo di far formare una bella crosticina sulla superficie) e sfornate. Tagliate dei pezzi grandi quanto una fetta di pane e iniziate a formare dei panini, poneteli tra due fette di pane e mangiate!!!

    Ovviamente, da portare, è meglio fredda!

    panino con la parmigiana sandwitch with eggplant parmigiana 1-min copertina (1)-min

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  • Tarte-tatin alle cipolline borrettane

    Tarte-tatin alle cipolline borrettane

    Tarte-tatin alle cipolline borrettane.

     è una ricetta di Magioviaggiandomangioviaggiando.it

     La mia versione rivisitata in maniera un po’ alternativa come mia abitudine delle Tarte-tatin.

    Da quando ho aperto questo blog ho iniziato a seguirne anche molti altri, per vedere, migliorare, imparare cose nuove, ma anche per confrontarmi! Attraverso instagram ho incontrato stefyboulangerie e da qui ho conosciuto il blog WelcomeBa(c)kery di Stefania Russo e Daria Padovan, così siamo entrate in contatto ed abbiamo iniziato a seguirci. Sul loro blog sono stata colpita dalla versione di Stefania della Tarte tatin con cipolle rosse caramellate che ho voluto assolutamente provare e farne poi una versione mia!

    Sul blog di Stefania potete trovare la versione tradizionale, ma io oggi vi darò la mia versione rivisitata in maniera un po’ alternativa come mia abitudine!!

    INGREDIENTI

    dosi per teglia da 24 cm

    per Pasta briseè
    200 g farina kamut
    60 g ghee (o se preferite 80/100 gr di burro)
    sale un pizzico
    Un cucchiaino di curcuma

    per la farcia
    Cipolline borrettane tante da ricoprire una teglia da 24 (un paio in più perchè poi si ritirano)
    3 cucchiai di aceto balsamico
    3 cucchiai rasi di zucchero di canna integrale
    Acqua fredda per impastare

    PREPARAZIONE

    tart tatin cipolle borrettane 1-min

    Prepariamo la pasta brisè
    Prepariamo la pasta brisè alternativa: mettete la farina in una ciotola con la curcuma e mescolatele assieme, poi il sale ed il ghee (a temperatura ambiente è solido, ma non duro) lavorate ora la faina ed il burro come se li voleste prendere a pizzicotti, finché non otterrete un una specie di sabbiolina di farina. A questo punto aggiungendo poca acqua alla volta impastate velocemente fino ad ottenere una palla compatta. Mettete in frigo a ripostare per mezzora.

    tart tatin cipolle borrettane 2-min

    Nel frattempo pulite le cipolline borrettane (ho scelto queste perché oltre ad averle in casa sono quelle che uso da fare in agrodolce tradizionale, per cui sapevo che come sapore sarebbero state indicate) mettetele nella pirofila quasi coperte d’acqua e cuocetele in forno a 180/190° per 20 min .

    Togliete l’acqua in eccesso dalle cipolle e aggiungete aceto balsamico e lo zucchero accuratamente distribuito sulle cipolle, rimettete in formo per altri 10 min.

    Passato il tempo di raffreddamento della pasta toglietela dal frigo e stendetela col mattarello facendo in modo che risulti poco più grande della pirofila.

    Usatela per coprire le cipolle (al termine dei 10 min) rimboccando in alto l’eccesso di pasta, bucherellatela con una forchetta prima di reinfornate per altri 20 min circa.

    tart tatin cipolle borrettane 3-min

    Una volta terminata la cottura come direbbe la Clerici, “scaravoltatela” in un piatto da portata e servitela!!!

    buon appetito con questa versione della Tarte-tatin alle cipolline borrettane!!

    tart tatin cipolle borrettane 4-min

    … e grazie Stefania per questa gustosa ricetta!!!!

    notizie da Mangioviaggiando

  • Voglia di pic nic: merendine con crema alle mandorle

    Voglia di pic nic: merendine con crema alle mandorle

    Voglia di pic nic: merendine con crema alle mandorle.

     è una ricetta di Ricette da Coinquilinericettedacoinquiline.wordpress.com

    Quando ho letto il tema di questo mese, i pic nic, devo essere sincera: sono andata in panico!

    Per fortuna è venuto subito in soccorso Macchia, il mio fantastico cane fotogenico che ha iniziato a mettersi in posa nelle mie fotografie – ora con una zampetta, ora con il muso – ed è riuscito a farmi venire una bella idea: perché fermarsi al pic nic all’aperto? Facciamo entrambe le cose! Ed è così che su Pinterest ho cercato la parola “indoor” accanto a “pic nic” e ho scoperto che in giro ci sono un mucchio di idee bellissime per quando fuori piove o fa freddo, ma la voglia di mangiare su una coperta al sole è tanta!

    voglia di picnic merendine alla crema di mandorle - picnic desire snacks with almond cream - 1-min

    Inoltre, tra gli ingredienti da usare c’era la farina di mandorle: e quale occasione migliore per usare sia la farina che le mandorle inviatemi da Nico di Dispensa dei Tipici?

    Ingredienti:

    x9 merendine

    Per il pan di spagna:

    4 uova
    100 gr di farina di grano tenero
    100 gr di zucchero bianco

    Per la crema pasticcera:

    2 tuorli d’uovo
    50 gr di zucchero (2 cucchiai colmi)
    Qualche goccia di essenza di vaniglia
    30 gr di farina bianca (1 cucchiaio colmi)
    3 cucchiai colmi di farina di mandorle*
    250 ml di latte
    1 cucchiaio colmo di yogurt neutro

    Per la decorazione:

    25 gr di lamelle di mandorle

    Tempo di preparazione:

    30 minuti

    Tempo di cottura:

    15 – 20 minuti

    Tempo di raffreddamento:

    30 minuti

    Preparazione:

    Per il pan di spagna.

    Accendete il forno a 160°.

    Con la planetaria o con lo sbattitore elettrico montate le uova con lo zucchero e il pizzico di sale finchè non avranno triplicato il loro volume – ci vorranno circa 10 minuti. Dovranno essere belle spumose e soffici.

    Unite poi la farina ben setacciata, mescolando delicatamente con una spatola.

    Versate l’impasto in uno stampo 26×35 rivestito di carta da forno e fate cuocere per 15 minuti – o fino a quando non sarà ben asciutta (prova stuzzicadente) -, poi sfornate e fate raffreddare completamente.

    voglia di picnic merendine alla crema di mandorle - picnic desire snacks with almond cream - 2-min

    voglia di picnic merendine alla crema di mandorle - picnic desire snacks with almond cream - 3-min

    voglia di picnic merendine alla crema di mandorle - picnic desire snacks with almond cream - 4-min

    voglia di picnic merendine alla crema di mandorle - picnic desire snacks with almond cream - 5-min

    Per la crema.

    In una casseruola, sbattete le uova con lo zucchero e l’essenza di vaniglia, fino a quando non avrete ottenuto un colore ben chiaro. Unite la farina normale e quella di mandorle e, poco a poco, il latte freddo. Ponete su un fuoco basso e, sempre rimescolando, lasciatela bollire almeno 5 minuti. Girate e lavorate fino a quando la crema non sarà diventata ben soda, quasi dura. Se l’aspetto vi sembra troppo liquido, aggiungete un altro cucchiaio di farina e mescolate per far scomparire i grumi. Per dare un colorito più giallognolo, nel caso vi semprasse troppo chiara, potete aggiungere una punta di curcuma. Fate raffreddare la crema, rimestando di tanto in tanto per evitare che si formi la pellicina. Unite, ora, un cucchiaio di yogurt e mescolate per bene.

    Assemblaggio delle merendine.

    Prendete il pan di spagna, rifinite i bordi e tagliate delle strisce larghe circa 3 cm e lunghe 24 cm; poi tagliate ogni striscia in tre parti lunghe 8 cm ciascuna.

    voglia di picnic merendine alla crema di mandorle - picnic desire snacks with almond cream - 6-min

    Prendete un rettangolino, farcite con abbondante crema pasticcera (2 cucchiai), poi posizionatevi sopra un secondo rettangolino e di nuovo spalmatevi sopra un velo di crema: servirà come una colla per le lamelle di mandorle.

    Procedete così fino ad esaurimento delle tortine, poi decoratele con le lamelle di mandorle e, infine, posizionatele su un piatto e fatele riposare in frigo per almeno 30 minuti.

    Le tortine sono pronte per essere rinchiuse in un pezzetto di carta forno ed essere portate con voi in giro! Vi consiglio di metterle nella borsa frigo.

    Farina di mandorle:

    potete ottenere la farina di mandorle anche pesando la stessa quantità in mandorle già sgusciate e poi ridurle in polvere con un robot da cucina.

    voglia di picnic merendine alla crema di mandorle - picnic desire snacks with almond cream - 7-min

    voglia di picnic merendine alla crema di mandorle - picnic desire snacks with almond cream - 8-min

    voglia di picnic merendine alla crema di mandorle - picnic desire snacks with almond cream - 10-min

    foto by Ilaria di ricettedacoinquiline.wordpress.com