Categoria: ARTI

  • ROCCO SCOTELLARO: IL POETA CONTADINO

    ROCCO SCOTELLARO: IL POETA CONTADINO

    ROCCO SCOTELLARO: IL POETA CONTADINO.

    Rocco Scotellaro, poeta e studioso del mondo contadino, ha decantato la necessitá della solidarietà internazionale, della dignitá del lavoro e della libertà. Nato a Tricarico (Matera, Basilicata, Italia), la sua produzione letteraria ha raggiunto toni lirici di portata universale.

    Rocco Scotellaro (Tricarico 1923 – Portici 1953) é stato uno dei maggiori poeti e intellettuali lucani impegnato nel vivo delle problematiche del secondo dopoguerra. Animato da una forte carica morale e ideale, profusa nella sua produzione letteraria e nell’impegno politico, ha assunto il valore emblematico delle lotte per il riscatto del popolo meridionale.

    Maturò il suo pensiero nei drammatici anni 1943-1944 vissuti in Basilicata, terra di confinati politici come Carlo Levi, Manlio Rossi-Doria, Camilla Ravera, Emilio Sereni, Franco Venturi, Guido Miglioli e di ebrei internati, ma anche regione che, dopo l’8 settembre ’43, avviò in anticipo rispetto al centro-nord d’Italia il processo di democratizzazione della vita civile e politica in un clima irto di difficoltà e di tensioni.

    Intenso fu l’impegno politico-sindacale sia nel suo comune Tricarico (link: goo.gl/maps ) sia in Basilicata. Attraverso i consigli di borgo, creò una forte partecipazione ed un forte consenso soprattutto tra i contadini e i braccianti.

    Il 1 maggio 1944 in occasione di un comizio nella piazza di Tricarico, sottolineó la necessitá di richiamare gli ideali della solidarietà internazionale, del lavoro e della riconquistata libertà, ponendo l’accento sulla necessità della «rieducazione morale e politica del popolo». In seguito organizzó un’imponente manifestazione per commemorare Giacomo Matteotti, ucciso da estremisti fascisti.

    L’attivo coinvolgimento nella vita politica culminò con la sua elezione a sindaco di Tricarico per lo schieramento del Fronte Popolare Repubblicano, il 20 ottobre 1946, con la prima votazione democratica del dopoguerra italiano. Nel contesto rurale e agricolo del tempo, la sua Amministrazione si contraddistinse per il coinvolgimento del popolo nella risoluzione dei problemi e per la realizzazione di opere concrete a favore della popolazione, come la fondazione di ospedali, scuole, strade ed edifici pubblici.

    Si rese protagonista nelle occupazioni della terra da parte dei contadini e dei braccianti, per rivendicare i loro diritti contro lo sfruttamento dei latifondisti. Cosí, l’apertura delle scuole, rappresentava una conquista fondamentale per attivare un processo di elevazione culturale e democratica dei popoli attraverso la lotta all’analfabetismo

    Con il declino delle Sinistre in Italia, e dopo le vicende dell’ingiusto carcere, rassegnó le sue dimissioni abbandonando la politica attiva. In questo passaggio Scotellaro diviene poeta e studioso del mondo contadino lucano.

    Si dedicò alle ricerche per il Piano di Sviluppo Regionale per la Basilicata curando la parte relativa ai problemi della scuola, commissionato dalla SVIMEZ, su invito di Manlio Rossi-Doria che dirigeva l’Osservatorio di Economia Agraria di Portici.

    Partecipò alle indagini sulla civiltà contadina in Lucania, condotte da George Peck, Friederick G. Friedmann, Ernesto De Martino e lavorò su un’ampia ricerca sulla cultura dei contadini meridionali, affidatagli da Vito Laterza.

    Profondo fu il suo legame con Carlo Levi, Rocco Mazzarone e il Movimento di Comunità di Adriano Olivetti.

    Aperto al dibattito culturale italiano dell’immediato dopoguerra, ha lasciato un “centinaio di liriche che – a giudizio di Eugenio Montale – rimangono le più significative del nostro tempo”.

    Alla poesia “É fatto giorno” (Milano, Mondadori, 1954 – Premio Viareggio, oggi raccolta nell’opera omnia Rocco Scotellaro, Tutte le poesie. 1940-1953, a cura di Franco Vitelli, Milano, Mondadori, 2004) si affianca la prosa con “Contadini del Sud” (Bari, Laterza, 1954, una raccolta di testimonianze di vita di contadini meridionali e con il racconto autobiografico “L’uva puttanella” (Bari, Laterza, 1955). Seguono le prose giovanili di “Uno si distrae al bivio” (prefazione di Carlo Levi, Roma-Matera, Basilicata Editrice, 1974) e di “Giovani soli” (a cura di Rosaria Toneatto, prefazione di Leonardo Sacco, Matera, Basilicata Editrice, 1984).

    Lo spessore della produzione poetica di questo “precoce e sfortunato maestro del nostro neorealismo”, tradotta in varie lingue, emerge sui fermenti della sua terra e del suo tempo, per raggiungere toni lirici di portata universale (Rocco Scotellaro, Tutte le poesie. 1940-1953, a cura di Franco Vitelli).

    La poesia

    Sempre nuova è l’alba

    Non gridatemi più dentro,
    non soffiatemi in cuore
    i vostri fiati caldi, contadini.

    Beviamoci insieme una tazza colma di vino!
    Che all’ilare tempo della sera
    s’acquieti il nostro vento disperato.

    Spuntano ai pali ancora
    le teste dei briganti, e la caverna –
    l’oasi verde della triste speranza –
    lindo conserva un guanciale di pietra….

    Ma nei sentieri non si torna indietro.
    Altre ali fuggiranno
    dalle paglie della cova,
    perchè lungo il perire dei tempi
    l’alba è nuova, è nuova.

    [1948] (Rocco Scotellaro

    Il centro di documentazione 

    (non piú attivo)

    Dalla sua fondazione e per tutto il periodo di attivitá il CENTRO DI DOCUMENTAZIONE “ROCCO SCOTELLARO E LA BASILICATA DEL SECONDO DOPOGUERRA” (link: www.centrodocumentazionescotellaro.org) ha sempre mantenuto le finalità per cui è nato, ed ha realizzato numerosi progetti ed eventi a livello locale, nazionale ed internazionale, che hanno visto sempre la partecipazione attiva e collaborativa dei membri fondatori e del Comitato Scientifico dello stesso Centro.

    La sua terra

    Esperisci il fascino di un territorio che ha voglia di lasciarsi scoprire, immergendoti nella cultura locale. Ci si sente come se quel luogo lo conoscessi già, cosí come parte di quelli che li sono nati. Ti porta ad immaginare cosa ha ispirato un grande personaggio italiano; ispira anche te!

    +info su Tricarico
    (link: www.basilicataturistica.it  )
    (link: www.comune.tricarico.mt.it )
    (link: www.wikipedia.org )
    (link: goo.gl/maps)

    Testo tratto e ispirato da
    (link: www.centrodocumentazionescotellaro.org)
    (link: www.huffingtonpost.it)

    foto credits
    (link: www.wikipedia.org )

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  • GIUSEPPE DI VITTORIO: DALLA CIVILTÁ CONTADINA PUGLIESE A SIMBOLO ITALIANO

    GIUSEPPE DI VITTORIO: DALLA CIVILTÁ CONTADINA PUGLIESE A SIMBOLO ITALIANO

    GIUSEPPE DI VITTORIO: DALLA CIVILTÁ CONTADINA PUGLIESE A SIMBOLO ITALIANO.

    Giuseppe Di Vittorio si é fatto amare dagli italiani per la sua voglia di migliorare la societá migliorando l’esistenza di tutti, nessuno escluso. Nato a Cerignola (Foggia, Puglia, Italia), dalla sua cittadina e dai contadini che lavoravano nella fertile pianura pugliese ha iniziato un percorso politico e sindacale che lo ha portato a diventare un simbolo italiano.

    Giuseppe Di Vittorio (Cerignola, 11 Agosto 1892 – Lecco, 3 Novembre 1957) è stato un politico e sindacalista italiano. Antifascista sostenitore del Partito Socialista Italiano prima e del Partito Comunista poi, fu a capo della CGIL fino alla sua inaspettata morte.

    Il suo pensiero politico/sindacale si può racchiudere in una sua frase citazione dalla quale traspare la sua voglia di miglioramento, che focalizzava la propria attenzione sul diritto al lavoro, al benessere, alla ricostruzione dell’Italia, per la costruzione di uno stato repubblicano che migliorasse l’esistenza di tutti, nessuno escluso: “La superiore bellezza della nostra causa? Noi non vogliamo progredire facendo andare indietro l’anima!”

    Nato da famiglia di contadini di Cerignola (link: goo.gl/maps), comincia fin da giovanissimo ad approcciarsi al mondo del lavoro contadino dopo la morte del padre nel 1900.

    La sua formazione da autodidatta gli permise di non perdere mai di vista i problemi dei ceti sociali più bassi, molto numerosi nella Puglia di inizio 1900 e che rappresentarono il suo bacino elettorale più ampio.

    Il suo approccio al mondo sindacale avvenne già con le lotte dei braccianti a Cerignola, Minervino Murge (Bari, Puglia, Italia) e Bari (Bari, Puglia, Italia) dove fu chiamato a guidare la Camera del lavoro.

    Fu esiliato in Francia durante il periodo Fascista. Tornato in Italia partecipò alla ricostruzione della CGIL (il più antico sindacato dei lavoratori in Italia) (link: www.wikipedia.org) di cui divenne segretario generale.

    Il suo impegno per i lavoratori durò fino alla sua morte e, rifiutando la violenza nelle lotte di massa, rimase legato a due principi: l’unità dei lavoratori e l’autonomia del Sindacato.

    Partecipò attivamente all’elaborazione della Costituzione e, con la sua attività parlamentare alla Camera, per la promulgazione di molte leggi sociali.

    La sua vita politica, nonostante gli inizi con il Partito Socialista, lo vide legato al Partito Comunista Italiano ed ai movimenti antifascisti già dai loro albori.

    Ciò gli permise di viaggiare ed essere in contatto con i movimenti esteri Russo, Francese e Spagnolo sempre vicini ai diritti dei contadini. Dopo i fatti di Budapest del 1956 entrò in conflitto con il pensiero del leader Togliatti senza perderne stima e voglia di collaborare, tanto da rimanerne in contatto fino alla sua morte.

    Il film

    Pane e Libertà (link: www.rai.it) è la miniserie TV andata in onda su Raiuno nel 2008. Con un cast (link: www.mymovies.it) di primo livello e colonna sonora di Ennio Morricone (link: www.youtube.com) .

    La fondazione

    Dal 1992 ha sede a Roma la Fondazione Di Vittorio (link: www.fondazionedivittorio.it ) impegnata su tutto il territorio nazionale per la ricerca, lo studio e la diffusione di un pensiero critico sui temi di conoscenza, divulgazione e approfondimento della storia della CGIL e del movimento operaio italiano ed europeo.

    L’associazione

    Fondata nel 2010, con sede a Cerignola, l’associazione Casa Di Vittorio (link: www.casadivittorio.it ) intende promuovere la conoscenza della vicenda umana e dell’opera sindacale e politica di Giuseppe Di Vittorio, con particolare riferimento alle esperienze storiche e sociali dei lavoratori pugliesi, e più in generale alla storia del Mezzogiorno d’Italia. Nella propria attività l’Associazione “Casa Di Vittorio” si collega in rete ai soggetti e agli Istituti locali, nazionali e internazionali che presentano analoghe ispirazioni e finalità.

    La sua terra

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    +info su Cerignola
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  • AMORI NEL VUOTO

    AMORI NEL VUOTO

    AMORI NEL VUOTO.

    “Dedicata a tutti gli amori crollati nel vuoto del Ponte di Genova.
    Dedicata agli Italiani, che hanno voglia di ripartire senza dimenticare.”

    autore:

    Alessio Magistro
    (link: www.facebook.com)

    AMORI NEL VUOTO.

    Il ponte che mi portava da te, venne giù
    ed io caddi nel vuoto della paura di non rivederti,
    nella paura di non averti detto “Amore”,
    di non averti baciato prima di uscire,
    di aver litigato con te senza far pace

    Io precipitai in una scatola di ferro
    con dentro incastrati i miei timori,
    mi schiantai e si sgretolò al suolo la mia vita
    con tutte le mie fragilità e incertezze di non averti amato abbastanza

    Schiacciata tra lamiere e cemento bastardo,
    restò impigliata la mia voglia di amarti ancora,
    ti amai un’ultima volta percorrendo
    ,sotto la pioggia nera d’estate,
    l’arcobaleno che mi portava dalla terra al cielo
    dei tuoi azzurri occhi.

    autore:

    Alessio Magistro
    (link: www.facebook.com)

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  • MATTEO SALVATORE: POESIA IN MUSICA

    MATTEO SALVATORE: POESIA IN MUSICA

    MATTEO SALVATORE: POESIA IN MUSICA.

    Matteo Salvatore é stato un cantautore, nato ad Apricena (Foggia, Puglia, Italia), del quale uno scrittore come Italo Calvino disse: “Le parole di Matteo Salvatore noi le dobbiamo ancora inventare”.

    Compositore e cantante di musica popolare, oltre che interprete di canti tradizionali del Gargano e della Puglia, trascorre l’infanzia nella povertà che affligge la terra natía e l’Italia intera dopo la Prima Guerra Mondiale.

    Spazi e figure umane, ancora oggi, sembrano uscire dalle rime bellissime delle canzoni di Matteo Salvatore, incisive e delicate al tempo stesso, ambientate tra i panorami del Gargano e della campagna foggiana.

    Viaggiare nei luoghi che hanno ispirato la poetica di questo artista, visitare questi luoghi con le sue canzoni nelle orecchie, é una stupefacente esperienza multisensoriale. Si puó iniziare proprio dal paese in cui é nato: Apricena (link: goo.gl/maps)

    Si percepisce una vertiginosa tensione, tra il senso di bucolica convivialitá che ispira il Tavoliere delle Puglie – la seconda pianura piú estesa d’Italia dopo la Pianura Padana – e la natura un po’ selvaggia del Gargano – lo sperone d’Italia che dall’alto della sua cima di 1000 metri sprofonda in modo vertiginoso e spettacolare nel mare Adriatico.

    Esperisci il fascino di una natura che puó diventare poesia, immergendoti nella cultura locale. Ci si sente come se quel luogo lo conoscessi già, cosí come parte di quelli che li sono nati.

    La bellezza ti lascia senza fiato e ti porta ad immaginare come uno spettacolo così toccante della natura abbia ispirato un grande artista.

    ispirato da un libro di Puglia Promozione
    (link: www.viaggiareinpuglia.it)

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    (link: www.pixabay.com)

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  • DOMENICO MODUGNO: POESIA IN MUSICA

    DOMENICO MODUGNO: POESIA IN MUSICA

    DOMENICO MODUGNO: POESIA IN MUSICA.

    Il grande Domenico Modugno, dallo splendore della sua città natale Polignano a Mare (Bari, Puglia, Italia), iniziò l’avventura che ha poi portato la sua musica in tutto il mondo.

    Girovagare per i vicoli di questo meraviglioso borgo, Polignano a Mare (link: goo.gl/maps), abbandonarsi al blu profondo del mare e del cielo, é come entrare nel mistero della creatività delle canzoni di Domenico Modugno.

    Puoi passeggiare lungo una strada che porta il nome del cantante fino a raggiungere la statua a lui dedicata dall’amministrazione comunale.

    Puoi camminare costeggiando il mare, seguire il litorale fermandoti per una pausa sulle terrazze. Puoi camminare sui ciottoli bianchi della spiaggia su cui si affaccia la città, e poi immergerti nel mare blu oppure nel blu dipinto di blu del cielo.

    Certamente sentirai di poter… vooooolaaaaare! ooooh oooooh!

    Esperisci il fascino di una natura che puó diventare poesia, immergendoti nella cultura locale. Ci si sente come se quel luogo lo conoscessi già, cosí come parte di quelli che li sono nati.

    La bellezza ti lascia senza fiato e ti porta ad immaginare come uno spettacolo così toccante della natura abbia ispirato un grande artista; ispira anche te!

    ispirato da un libro di Puglia Promozione
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  • LA DIETA MEDITERRANEA E LA BIODIVERSITA’

    LA DIETA MEDITERRANEA E LA BIODIVERSITA’

    LA DIETA MEDITERRANEA E LA BIODIVERSITA’

    Consumare vari tipi di frutta e ortaggi arricchisce la nostra dieta di sostanze essenziali e biologicamente attive capaci di prevenire numerose patologie.

    neu nuovo e utile

    é una news di www.biodiversitapuglia.it

     Ancel Benjamin Keys, il biologo statunitense che scoprì i benefici della dieta mediterranea, nel 1993 segnalò che «la Dieta Mediterranea è principalmente vegetariana, cioè: pasta in varie forme, foglie condite con olio di oliva, verdura di stagione di tutti i tipi, spesso anche formaggio, ed ogni pasto termina con frutta e viene frequentemente integrato con vino».

     E aggiunse: «Io dico “foglie”. (…) tutti i tipi di foglie sono una parte importante della dieta di ogni giorno. Vi sono molti tipi di lattuga, spinaci, bietole, portulaca (…), indivia e rape».

      Ancel Benjamin Keys sottolineava così l’importanza della biodiversità anche nel piatto.

     Consumare vari tipi di frutta e ortaggi arricchisce la nostra dieta di sostanze essenziali e biologicamente attive capaci di prevenire numerose patologie.

     Completa il nostro fabbisogno di nutrienti.

     Arricchisce di colori e storie il nostro menù.

     Preserva dall’estinzione i prodotti della nostra terra.

     Ci migliora.

    Scritto da Pietro Santamaria per il progetto Biodiverso;
    (link: www.biodiversitapuglia.it)

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    La principale finalità del progetto integrato BiodiverSO è quella di contribuire a raggiungere una significativa riduzione del tasso attuale di erosione della biodiversità delle specie orticole pugliesi.

    Puoi leggere tutte le news, le informazioni e le ricerche del progetto Biodiverso – Biodiversità delle specie orticole della Puglia.
    (link: www.biodiversitapuglia.it)

    É un progetto di ATS “RETE PER LA BIODIVERSITÀ DELLE SPECIE ORTICOLE IN PUGLIA” “BIODIVERSO
    (link: www.biodiversitapuglia.it)

    foto  
    (link: www.dispensadeitipici.it)

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  • TURISMO: L’INDUSTRIA PIÙ PESANTE (E PARADOSSALE) DEL NOSTRO TEMPO

    TURISMO: L’INDUSTRIA PIÙ PESANTE (E PARADOSSALE) DEL NOSTRO TEMPO

    TURISMO: L’INDUSTRIA PIÙ PESANTE (E PARADOSSALE) DEL NOSTRO TEMPO.

     Viviamo (e chissà se ce ne siamo davvero accorti) nell’età del turismo.

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    é una news di www.nuovoeutile.it

     È la più importante industria del nostro tempo, ed è la più inquinante: produce CO2 e consuma territorio. Alimenta un indotto gigantesco: c’è la produzione di aerei, navi, treni e auto e pullman, che senza turismo subirebbe una forte flessione. C’è la costruzione di strade e aeroporti. Di alberghi, villaggi e seconde case e campi da golf e piscine. C’è la fabbricazione di arredi e suppellettili e biancheria per alberghi e seconde case.

     E c’è la produzione di souvenir e di skilift, di sci, scarponi e costumi da bagno, di ciabatte e zaini e valigie e cappellini e creme solari… poi, c’è tutta l’editoria dedicata, su carta e in rete. Ci sono Google Maps e Tripadvisor.

    IL 10 PER CENTO DEL PIL MONDIALE.

     Senza calcolare l’incalcolabile indotto, il turismo internazionale vale 1522 miliardi di dollari (Wto – Organizzazione Mondiale del commercio, 2015). Il turismo locale vale molto di più: 7600 miliardi di dollari nel 2014, il 10 per cento del pil mondiale.

    SPAGNA E ITALIA.

     In Spagna, prima meta turistica al mondo, il turismo vale oltre il 15 per cento del pil e dei posti di lavoro. In Italia vale il 10,2 per cento del pil e l’11,6 per cento dell’occupazione (dati 2015). In Costa Rica (link: www.nuovoeutile.it) il turismo arriva a impiegare il 27 per cento della forza lavoro (e, grazie alla tutela del paesaggio, regala un futuro diverso all’intera nazione).

    LA GIOSTRA CHE CI MUOVE.

     Insomma, il turismo è una giostra su cui buona parte della popolazione mondiale è salita (o salirà tra breve), nei ruoli più o meno intercambiabili di viaggiatore o turista, o spettatore, o lavoratore del turismo. È un fenomeno globale, pervasivo e relativamente recente. C’è un’enorme letteratura sui luoghi del turismo, c’è un’ampia produzione di scritti sul marketing e la promozione turistica. Ma i ragionamenti sul turismo in sé, come nuovo stile di vita, sistema e comportamento condiviso, sono scarsi e frammentari.

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    VOLENTEROSE ILLUSIONI.

     Con Il selfie del mondo (Feltrinelli) (link: www.amazon.it), Marco D’Eramo ci aiuta a capire come la giostra funziona, che cosa la muove e che cosa può romperla. Soprattutto, ci dice che la giostra è fatta di specchi, e che si fonda sul paradosso. Per questo, parlando di turismo, Il selfie del mondo ci parla di noi e dei nostri desideri, delle nostre illusioni e (infine) della nostra buona volontà.

    UN NOBILE PIACERE.

     In passato la gente non si muoveva se non era obbligata a farlo. Nel Cinquecento, solo i figli dei nobili viaggiano per piacere e formazione. Nel Settecento, “aver visto il mondo” diventa obbligatorio per un gentiluomo, a cui si consiglia di andare in giro con un blocco da disegno. Nasce così la categoria del “pittoresco”: ciò che salta all’occhio, è esotico ed è facile da dipingere.

    Turismo - tourism 1-min

    BRUTTI E TANTI.

     Il turismo si espande a metà Ottocento, con la sbalorditiva diffusione dei mezzi di trasporto, e suscita nei nobili turisti tradizionali enorme fastidio per i “nuovi” e “brutti” e “tanti” turisti borghesi. Questi hanno mete che oggi ci sembrano stravaganti. A Parigi visitano le fogne, le prigioni e (lo racconta Marc Twain) l’obitorio.

    RIVOLUZIONE TURISTICA.

     Ma la rivoluzione turistica mondiale si verifica nel secondo dopoguerra: si passa da 25,3 milioni di viaggiatori internazionali nel 1950 al miliardo 186 milioni del 2015 (dato WTO). Il turismo non solo si globalizza grazie ai voli low cost, ma si specializza irreggimentando pubblici diversi (anziani, congressisti, studenti, fedeli in visita ai luoghii sacri…). E, scrive d’Eramo, si ingarbuglia (ingarbugliando anche noi) in una serie di paradossi disturbanti.

    PRIMO PARADOSSO: IL TURISMO FUGGE DA SE STESSO.

     Ogni meta desiderabile perché “autentica” ed “esclusiva” smette gradualmente di esserlo man mano che si trasforma in meta turistica. E poi, più un luogo “va visto”, meno diventa possibile vederlo, perché… è pieno di turisti.

    SECONDO PARADOSSO: L’AUTENTICA FINZIONE.

     I turisti ricercano l’autenticità, ma la individuano solo se è evidenziata, quindi “messa in scena”, quindi ostentata e inautentica. Questo fatto porta al terzo paradosso.

    TERZO PARADOSSO: LA TRADIZIONE INVENTATA.

     Per esempio, il Palio di Siena viene medievalizzato nel 1904. E i mercati “tipici” come il Mercado de San Miguel a Madrid finiscono per vendere solo ciò che i turisti si aspettano di poter comprare.

    QUARTO PARADOSSO: L’ENTROPIA TURISTICA.

     il turismo alimenta l’economia delle città e dei territori, ma la omogeneizza distruggendo le basi economiche su cui si fonda l’identità di quelle città e di quei territori. Nel Chiantishire i casolari diventano ville, nel centro delle città le botteghe diventano negozi di souvenir. I piccoli centri come San Gimignano si trasformano in un parco a tema.

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    QUINTO PARADOSSO: IL TOCCO LETALE.

     Il tocco dell’Unesco è – scrive D’Eramo — letale. Preservando le pietre e gli edifici, l’etichetta di Patrimonio dell’Umanità, anche se attribuita in perfetta buona fede, museifica i luoghi, li sterilizza, costringe gli abitanti all’esodo svuotando i centri urbani.

    SESTO PARADOSSO: IL FALSO È VERITÀ.

     L’inautentico turistico è un autentico (e dunque rimarchevole) segno del nostro tempo. Basti pensare al caso di Lijang, città turistica cinese interamente ricostruita, (oltre 20 milioni di turisti nel 2013). O al caso di Las Vegas. Due insediamenti che raccontano una verità proprio nel loro essere fenomeni del tutto artificiali

    SETTIMO PARADOSSO: FARE IL TURISTA È UN LAVORO DURO.

     Le persone si assumono volontariamente il compito di eseguirlo mentre sono in ferie, cercando di sfruttare con la massima efficacia il poco tempo disponibile. Un dettaglio rivelatore: quelli che dicono “ho fatto il Brasile, l’anno prossimo farò l’Asia centrale”. Che fatica…

    OTTAVO PARADOSSO: “LOCALE” È DAPPERTUTTO.

     Parliamo di gastronomia. Si moltiplicano le sagre enogastronomiche: in Italia sono oltre 34.000, più di quattro a comune. Abbiamo 1515 sagre della polenta e 1040 sagre della salsiccia, 5790 sagre del tartufo, 156 sagre della lumaca e 171 della rana… e si moltiplicano anche i ristoranti etnici, perché i turisti amano gustare di nuovo i sapori incontrati in vacanza. Ma la “cucina etnica” è come la “musica etnica”: ingredienti tradizionali riarrangiati per un pubblico globale.

    NONO PARADOSSO: NESSUN TURISTA VUOLE SENTIRSI TALE.

     Preferisce considerare se stesso un “viaggiatore”, e riversare il proprio disprezzo su qualcun altro che si comporta più “da turista”. La catena del disprezzo classista è forte: lo svago delle masse, che è recentissimo, ha ricevuto dagli intellettuali più critiche in dieci anni di quante il tempo libero degli aristocratici ne abbia ricevute in duemila anni.

    UN VIAGGIO TRA FENOMENI.

     Il testo di Marco D’Eramo è a sua volta un viaggio. Cioè un percorso tra fenomeni, luoghi, idee, dati, idiosincrasie, intuizioni e contraddizioni, e mille storie sorprendenti. Ma, proprio come capita nei viaggi materiali, anche procedendo di pagina in pagina l’autore entra in contatto con prospettive inaspettate e ne esce cambiato. E con lui noi, che l’abbiamo seguito leggendo.

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    C’È DEL BUONO, TUTTAVIA.

     La chiave del cambiamento di prospettiva sta in una serie di domande semplicissime: …e se il turismo fosse animato dal movente positivo dell’essere curiosi del mondo? E se non si trattasse d’altro che di una pratica di automiglioramento (self improvement) corporeo, emotivo e intellettuale? Del resto, in quale altra occupazione che la renda più felice potrebbe una sterminata massa di esseri umani investire il suo tempo libero? C’è qualcosa di commovente, scrive D’Eramo, nella fiducia che andare a visitare una città, un monumento, un paese possa aprirti la mente, renderti migliore.

    NOSTALGIA, FORSE.

     Eppure, la bistrattata figura del turista forse non durerà per sempre. Potremmo perfino cominciare a coltivare, nei suoi confronti, una specie di nostalgia. Il cambiamento del lavoro, che diventa sempre meno stabile, può cambiare l’idea stessa di “vacanza”. E lo sguardo turistico che cerca il nuovo, l’autentico e l’inaspettato, forse si appannerà dopo aver già visto in rete tutto ciò che merita di essere visto.

    Scritto da Annamaria Testa per il suo sito web Nuovo e Utile, teorie e pratiche della creativitá
    (link: www.nuovoeutile.it)

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    É un progetto di Annamaria Testa
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  • DIFENDERE I SAPORI DELL’ITALIA

    DIFENDERE I SAPORI DELL’ITALIA

    DIFENDERE I SAPORI DELL’ITALIA.

     Una realtá produttiva fatta di piccola e media impresa, frutto di un’antica tradizione che vive di alta qualitá grazie anche a oggetti unici al mondo.

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    é una news di www.mestieridarte.it

    Da quando siamo entrati nell’Europa unita ci hanno spiegato che ormai dobbiamo fare i conti con la globalizzazione dei mercati, per cui occorre produrre tanto e in modo omogeneo per poter conquistare mercati sempre piú vasti e competere con le grandi imprese multinazionali.

    Ma é pur vero che la nostra realtá produttiva é sempre stata caratterizzata dalla piccola e media impresa, aziende che rispetto alla tendenza sopra esposta stanno sviluppando una propria strada cercando di valorizzare sempre piú la “piccola produzione”.

    Valorizzazione che passa attraverso la qualitá, il marchio d’origine, fino alla produzione numerata (come con molti nostri vini); cosí possiamo dire che é in atto una battaglia, da una parte la grande produzione, dall’altra quella piccola e legata a culture e tradizioni locali. Sembra di rileggere le polemiche e le battaglie culturali di fine anni 70 dove i designer radicali (che guardavano con attenzione alle realtá locali, alla cultura contadina, alle esperienze periferiche…) si contrapponevano al design internazionalista (buono per ogni luogo e legato a una visione della nostra societá dipendente da un unico grande supermercato).

    Ieri come oggi. I nostri “sapori” cercano di mantenere la propria identitá e le centinaia di formaggi italiani, vini, salumi, verdure trovano ogni giorno sostenitori che si danno da fare perché non scompaiano dal mercato, e quindi dalla nostra tavola e dalle tavole internazionali di chi apprezza sempre piú i prodotti della cucina italiana. I mondi del design, delle arti applicate e dell’artigianato hanno lo stesso problema.

    Cosí, il consiglio che si puó dare é di cercare di operare collaborando! Oggetti “fatti ad arte” per i nostri “particolari” sapori. Due mondi, due realtá produttive che potremmo salvare attraverso un processo di collaborazione nella consapevolezza (spesso viene a mancare) che tutte e due le produzioni descritte appartengono alla nostra “cultura materiale”.

    Potranno cosí crescere oggetti che esprimono identitá, appartenenze, territorialitá, sfruttando l’apprezzamento di un nostro prodotto ormai penetrato diffusamente sul mercato. Pensiamo al fiasco di vino in vetro di Empoli per il nostro Chianti, ai grandi piatti di Vietri per la nostra pizza napoletana, la ceramica di Grottaglie per il nostro robusto olio del sud e quella di Nove per il delicato olio del Garda, la ceramica di Deruta per il prestigioso olio toscano e cosí via. Tanti oggetti per i tanti prodotti per cui siamo famosi in tutto il mondo.

    Il tema legato all’alimentazione ripropone il dilemma della scelta tra globalizzazione e localizzazione. Probabilmente occorrerá lavorare sui due fronti anche se la nostra cultura, il territorio e le tradizioni ci indirizzano verso progetti che guardano alla localizzazione e ai nostri tanti genius loci.

    Perché non proporre una mostra dove il consumare cibi venga proposto come qualcosa che passi attraverso i diversi rituali domestici della nostra quotidianitá (in continua evoluzione) e che non focalizzi quindi il momento della fruizione sui consueti colazione, pranzo e cena? Il tutto valorizzando, attraverso il progetto, gli strumenti, i prodotti e i cibi espressione delle nostre diversitá? Dalle tovaglie (tessuti e decori di Romagna, Abruzzo, Sardegna…) alle stoviglie in ceramica (di Grottaglie, Vietri sul Mare, Caltagirone, Deruta, Faenza, Nove, S.Stefano di Camastra…), vetro (di Murano, Colle Val d’Elsa, Empoli), pietra (di Apricena, ollare, Lavagna…) e poi argento, porcellana, vimini, legno… fino agli oggetti d’arredo.

    Un’occasione per verificare i tanti possibili collegamenti tra i nostri produttori di oggetti (artigiani e piccole imprese) e di alimentari, per creare e rinnovare sinergie e aprirsi a nuove possibilitá di sviluppo e comunicazione.

    Scritto da Ugo La Pietra per il magazine Mestieri d’Arte & Design, Anno III, Numero 6, Dicembre 2012, pag.14-15;
    (link: www.issuu.com)

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  • Perchè dobbiamo aspettare il Black-Friday?

    Perchè dobbiamo aspettare il Black-Friday?

    Perchè dobbiamo aspettare il Black-Friday?

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